Brescia ha
monopolizzato
l’export dei rifiuti ferrosi

di Cinzia Reboni
Non solo discariche: i rifiuti viaggiano per essere trasformati
Non solo discariche: i rifiuti viaggiano per essere trasformati
Non solo discariche: i rifiuti viaggiano per essere trasformati
Non solo discariche: i rifiuti viaggiano per essere trasformati

Cinzia Reboni Il sistema di gestione dei rifiuti bresciani si sta strutturando come una holding in grado di ottimizzare i profitti e investire nella tutela dell’ambiente. La provincia è il terminale strategico dell’importazione di scarti industriali bilanciata da imponenti flussi di materiale esportato. Il punto vulnerabile di un sistema vocato al riciclo dei rifiuti nell’ottica dell’economia circolare si cela nei crescenti costi di smaltimento e nei sistemi di scarico delle acque degli impianti operativi, specie quelli che operano in simbiosi con le attività siderurgiche. È quanto emerge dal rapporto della commissione d’inchiesta regionale sui rifiuti. UN DOSSIER INTEGRATO dai dati diffusi da Arpa a febbraio che consentono di elaborare un’informazione aggregata per i quantitativi di rifiuti che entrano negli impianti lombardi e che ne escono. In quattro anni si osserva complessivamente un incremento sia delle importazioni che delle esportazioni. I rifiuti in ingresso negli impianti lombardi sono stati pari a 12 milioni 614.040 tonnellate (erano 11.649.921 l’anno precedente), con un aumento dell’8,3%. Di questi, 1.630.230 tonnellate sono arrivate dall’estero, 3.996.103 extraregione e 6.987.707 dalle province lombarde. Un milione e 236 mila tonnellate erano contrassegnati dal certificato Eer19, ovvero ferro, acciaio, carta, cartone, metalli ferrosi e non ferrosi, plastica e gomma, miscugli di rifiuti contenenti almeno un rifiuto pericoloso. Gli scarti in uscita dagli impianti lombardi sono stati 10.077.207 tonnellate (+9,2% rispetto al 2017), di cui 684.784 tonnellate all’estero, 1.892.707 con destinazione extraregionale e 7.499.717 provinciale e regionale. Sono 681.691 le tonnellate di rifiuti con codice Eer19 esportate nel 2018. TRA I PRINCIPALI esportatori di metalli non ferrosi, su un totale di 82.402 tonnellate, più della metà (49.185 tonnellate, il 59,68%) proviene da impianti bresciani: al primo posto la R.M.B. di Polpenazze con 22.781 tonnellate pari al 27,6%, seguita dalla Assisi raffineria metalli di Ponte Zanano con 21.520 (26,1%). In elenco anche la Raffineria Metalli Valsabbina di Nave con 3.019 (3,7%), cui si aggiunge la Free Metals di Capriano con 1.865 tonnellate (2,3%). Seguono altri 62 impianti minori che coprono singolarmente meno del 2%. La R.M.B., che da sola esporta quasi il 30% dei metalli non ferrosi di tutta la Lombardia, è un impianto di trattamento per il recupero di rifiuti speciali, pericolosi e non, oltre a plastica, gomma e minerali. I rifiuti metallici vengono esportati principalmente in Cina (32%) e in Germania (24%). La Assisi di Ponte Zanano, tra i principali esportatori anche nel 2017 con 21.694 tonnellate, ha nella Turchia il suo mercato principale (48%), mentre l’export in Ungheria, che nel 2017 rappresentava il 14% del totale di questo impianto, si è ridotto al 4%. Nel settore plastica e gomma, tra i 68 impianti in Lombardia che esportano complessivamente 87.587 tonnellate, ci sono la R.E.P. di Bagnolo con 5.516 tonnellate (6,3%) e la S.G. di San Zeno con 2.212 tonnellate (2,5%). La R.E.P., che ricicla pneumatici esausti, è tra l’altro al centro di un mega progetto di sviluppo che consentirà all’azienda di aumentare i materiali trattati e innalzare i livelli di tutela ambientale. • -SEGUE

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