Cane impiccato, l’esame ha confermato le sevizie Adesso indaga la procura

di VALERIO MORABITO
Le guardie zoofile hanno recuperato la carcassa del cane impiccato
Le guardie zoofile hanno recuperato la carcassa del cane impiccato
Le guardie zoofile hanno recuperato la carcassa del cane impiccato
Le guardie zoofile hanno recuperato la carcassa del cane impiccato

L’esame autoptico conferma quello che già appariva chiaro dal primo sopralluogo. Al cane da caccia seviziato e ucciso nel check-point dismesso dell’aeroporto di Montichiari è stata inflitta una morte lenta e atroce. Il cavo di telefono assicurato a una finestra da un capo e stretto con l’altro con un nodo scorsoio al collo dello spinone ha strangolato lentamente l’animale. Nel tentativo di liberarsi il cane ha stretto il cappio fino a strangolarsi. Il test sulla carcassa eseguito all’istituto Zooprofilattico di Brescia ha evidenziato che il cavo ha provocato una profonda lacerazione al collo dell’animale. L’autopsia ha insomma ribadito il contenuto del verbale delle guardie zoofile del nucleo Sva, Servizio vigilanza ambientale Legambiente Brescia, coordinate dal veterinario Dario Buffoli, e delle guardie di Fare Ambiente, che sono state incaricate dai carabinieri di recuperare i resti dell’animale in avanzato stato di decomposizione. Il cane non aveva microchip, né tatuaggio identificativo, ma non era sicuramente un randagio. Una circostanza che potrebbe aiutare gli inquirenti a risalire al proprietario esaminando il database dell’anagrafe canina regionale per trovare cuccioli di spinone dell’età dell’esemplare barbaramente ucciso. I CARABINIERI e le guardie zoofile sospettano che il cane appartenga alla muta di un cacciatore che abbia deciso di sbarazzarsi dello spinone perché avrebbe manifestato una scarsa attitudine all’attività venatoria. A questo proposito si spera che qualcuno possa fornire indicazioni utili alle indagini. Sul caso è stata presentata anche una denuncia contro ignoti in procura con l’ipotesi di maltrattamento, sevizie e uccisione di animale senza necessità. Se identificato il responsabile del gesto disumano rischia una condanna da due a quattro anni e una multa di 20 mila euro. In caso si arrivasse a celebrare un processo sono già dieci le associazioni animaliste che hanno annunciato la volontà di costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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