Cava Bornardina, terre da scavi sotto la lente

di C.REB.
Il consigliere Marco Apostoli
Il consigliere Marco Apostoli
Il consigliere Marco Apostoli
Il consigliere Marco Apostoli

Le interrogazioni hanno scaldato il clima in aula. Due quelle presentate da Marco Apostoli della lista Provincia Bene Comune relative al permesso di costruire per il recupero ambientale della cava di Cazzago, e sulle Fonderie Mora di Gavardo. Apostoli si è soffermato in particolare sull’operazione in corso in località Macogna Bornardina a Cazzago, su un’area di 197.608 metri quadrati, dove Green Ever prevede di riempire una cava dismessa, e non più inserita nel Piano provinciale, con 3 milioni di metri cubi di materiale identificato come terre e rocce da scavo, per una durata di dieci anni, con un passaggio giornaliero di 90 mezzi. «Già l’enorme quantità di materiale da utilizzare e la durata dei lavori previsti pare poco compatibile con l’identificazione di recupero ambientale - ha detto Apostoli -, ma vorrei far notare che l’attuale cava è già in parte rinaturalizzata, e che si prevede di riempirla scaricando anche in acqua questo materiale, per effetto dell’escursione della falda». Apostoli ha chiesto «se la Provincia non abbia intenzione di far valere il principio dell’economia circolare richiamato nel nuovo Piano provinciale Cave, sommando i 3 milioni di metri cubi nei conteggi dei materiali di recupero disponibili, per ridurre ulteriormente la quantità di sabbia e ghiaia autorizzabili per l’escavazione». Ma anche che «la rimozione dei materiali presenti a fondo cava e classificati come rifiuti non configuri l’operazione come bonifica, e dunque la Provincia debba tutelare sul rispetto delle norme». Sul problema del traffico extra, che andrebbe ad incidere sulla qualità dell’aria, Apostoli ha suggerito «di predisporre apposite campagne di rilevazione sulle polveri fini Pm2,5», prima di domandare se la complessità dell’intervento «non richieda che venga sottoposto a Valutazione ambientale strategica o della Valutazione di impatto ambientale». Il presidente del Broletto Samuele Alghisi si è avvalso di una relazione tecnica per rispondere che il permesso di costruire è in capo al Comune di Cazzago - che incasserà dall’operazione 1.364.438 euro in dieci anni-, condividendo comunque i princìpi che fanno riferimento all’economia circolare. «Ogni attività che comporta aumento di traffico incide sulla qualità dell’aria, ed effettivamente questo è un punto di fragilità», ha detto Alghisi, che ha comunque ribadito che «il progetto di recupero ambientale non è assoggettato a Vas o Via». Ma «da dove vengono 3 milioni di metri cubi di terre e rocce da scavo?», ha incalzato Apostoli. «Forse dalle gallerie della Tav, oppure arriveranno da fuori provincia. Il che significa che continuiamo ad essere il deposito di materiali che altri non vogliono. Quando il bicchiere è pieno, anche una goccia lo fa traboccare, e 90 camion al giorno non sono una goccia. L’area Macogna è già soffocata. La pressione su un territorio va guardata nel suo complesso, non solo riferita ad un’unica iniziativa. Diamo gambe a quella mozione che era stata votata in consiglio provinciale - ha sollecitato Apostoli - per dire basta alle discariche per almeno cinque anni. Altrimenti continueremo a mascherare le discariche con i finti recuperi ambientali». •

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