Controlli fiscali «ammorbiditi» Due indagati restano in carcere

di PA.CI.
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza
Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza

Gli ultimi a lasciare il carcere sono stati Antonio Piccolo, ispettore della Finanza di Chiari, e Matteo Olivari, comandante della polizia Locale di Castrezzato. A rimetterli in libertà ci ha pensato il tribunale del Riesame che ha accolto la richiesta dei loro legali di annullare l’ordinanza di custodia cautelare che li aveva fatti finire in cella nell’ambito di una inchiesta su una serie di controlli fiscali pilotati in cambio di denaro. Per le motivazioni bisognerà attendere qualche giorno. Resta invece in carcere il luogotenente della Guardia di Finanza Antonio Romano. Con lui rimane in cella anche uno degli imprenditori, Mauro Sala, coinvolti nella vicenda scoppiata il 7 maggio con il blitz delle Fiamme Gialle. Sette le persone finite quel giorno in manette, mentre per un funzionario dell’Agenzia delle Entrate era stata disposta la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della funzione pubblica, per reati contro la Pubblica Amministrazione. Nei giorni scorsi avevano già lasciato il carcere Natalina Noli, la titolare dello studio di consulenza a Castrezzato attorno al quale girava il sistema incriminato. La professionista durante l’interrogatorio ha confessato e per questo ha ottenuto i domiciliari. Scarcerati anche Marco Gisonna, finanziere in pensione, e Giorgio Passeri il commercialista di Natalina Noli. L’indagine condotta dal pm Roberta Panico, ha consentito di appurare che lo studio di consulenza offriva l’intermediazione per pilotare controlli fiscali nei confronti dei clienti. Lo studio inoltre garantiva la disponibilità di informazioni riservate esclusivamente agli uffici finanziari grazie a una rete di contatti diretti ed illeciti. A METTERE in moto l’indagine, partita nei mesi scorsi, era stata una strana «consulenza» da 60mila euro fatta dallo studio a un imprenditore che, secondo gli inquirenti si sarebbe rivolto al sistema per evadere le tasse. Da lì il lungo lavoro che a un tratto ha visto gli inquirenti accelerare nella richiesta delle misure per evitare che le persone coinvolte potessero eliminare le prove. Gli indagati infatti, dopo alcune perquisizioni e sequestri effettuati nell’estate scorsa, avevano cercato di occultare agli inquirenti le prove. •

Suggerimenti