Crimini contro gli animali, Brescia nella morsa

di C.REB.
Zoomafie: allarme a Brescia
Zoomafie: allarme a Brescia
Zoomafie: allarme a Brescia
Zoomafie: allarme a Brescia

Brescia ancora una volta al vertice del Rapporto Zoomafia, che analizza i dati sui reati contro gli animali. Nel 2019 il dossier redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav, ha fatto registrare in Lombardia un lieve aumento delle denunce: circa 1.480 procedimenti penali con 890 indagati, pari al 15% del totale nazionale. I dati provengono da 8 Procure ordinarie e da quelle minorili di Brescia e Milano. «La chiusura degli uffici giudiziari ha sicuramente influito negativamente sul numero delle risposte ricevute», chiarisce Troiano. In Lombardia infatti mancano i dati di 5 Procure ordinarie su 13: Busto Arsizio, Como, Cremona, Sondrio e Varese. Il Bresciano presenta luci e ombre: rispetto al 2018 i procedimenti hanno fatto registrare un -3%, scendendo da 486 a 472, mentre il numero degli indagati è aumentato del 24%, passando da 300 a 371. Per quanto riguarda le Procure dei Minorenni, c’è solo un procedimento con un indagato per abbandono nella nostra provincia. Entrando nel dettaglio, lo scorso anno ci sono stati 57 procedimenti e 16 indagati per uccisione di animali, 67 e 36, rispettivamente, i numeri riguardanti il maltrattamento di animali, 9 procedimenti con 2 indagati per uccisione di animali altrui, e 53 procedimenti con 18 indagati per abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili. Nessun procedimento per spettacoli vietati, combattimenti e traffico di cuccioli. Ma è l’alto numero dei reati venatori o relativi alla fauna selvatica a far alzare - e di molto - la media della provincia: 286 procedimenti (il 60% del totale), con 299 indagati (l’80%). Numeri in cui si specchia un territorio che rappresenta l’hotspot del bracconaggio nazionale. Confrontando i dati delle 8 Procure che hanno fornito i dati, «rispetto all’anno precedente si registra un aumento del +2% dei procedimenti e del +4% degli indagati - aggiunge Troiano -. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi che arrivano a sentenza sono poco più del 20%, e di questi meno della metà, il 43,7%, si conclude con la condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati». Gli esiti giudiziari «hanno confermato l’esistenza in Lombardia di gruppi organizzati nei crimini contro gli animali come i combattimenti, la tratta dei cuccioli, il bracconaggio organizzato, la pesca di frodo, il traffico di fauna selvatica o l'organizzazione di scommesse clandestine - afferma Troiano -. Non si devono sottovalutare però le forme di maltrattamento di animali comuni, che rappresentano la maggioranza dei casi e che si manifestano, a volte in modo evidente, altre in modo subdolo e nascosto. I crimini contro gli animali assumono diverse forme, hanno origini molteplici, sono plurioffensivi e non hanno confini geografici». •

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