Depuratore, destinazione e uso degli scarichi dividono

Gavardo-Montichiari o Lonato? Chiusi tutti i Tavoli di confronto promossi da Acque Bresciane, si attende il verdetto della localizzazione del nuovo depuratore del Garda. Entro venerdì il gestore dovrà presentare la relazione finale all’Ato, a cui spetta l’ultima parola sulla partita. Gli ultimi due passaggi sono quelli della commissione Ciclo idrico della Provincia, convocata per martedì 11, ed infine la Cabina di regia del 18 maggio. Ieri si è parlato ancora una volta di corpo recettore, di dismissione della sublacuale e di localizzazione dell’impianto. E sono emerse alcune critiche. Secondo il consigliere regionale del M5S Ferdinando Alberti «la strada intrapresa è ancora una volta sbagliata, perché non si affrontano i veri problemi del Garda, a partire dall’inadeguatezza della rete fognaria. É indispensabile separare le acque nere dalle bianche, in modo tale che ai collettori arrivi solo la vera fogna, evitando così che gli scolmatori entrino in funzione sversando reflui non depurati a lago ogni volta che piove». Come pure, secondo Alberti, «è necessario ammodernare l'attuale sistema di collettamento e aprire un'indagine sulle attività di manutenzione svolte negli anni passati dall'ex gestore Garda Uno: che fine hanno fatto i proventi della tariffa che servivano a mantenere efficienti e funzionali gli impianti?» Tra le priorità del consigliere regionale del M5S c’è anche lo stop alla cementificazione. «Bisogna evitare nuove costruzioni, come quella da 25 mila metri quadrati nell'area ex Tavina di Salò che aggiungerà al bacino d’utenza altri mille abitanti equivalenti». Alberti - che sostanzialmente appoggia la proposta di Filippo Grumi, ritenendola «il male minore» - chiede di «escludere lo scarico nel Chiese e aprire all’ipotesi di scaricare a lago, come già avviene in Trentino». Alberto Bertagna, segretario provinciale della Lega, ha sintetizzato la posizione del suo partito che «da tempo ritiene prioritaria la depurazione del Garda in quanto il lago ha una vocazione importante, oltre che turistica, anche come serbatoio idrico. Questo ovviamente nel rispetto del corpo recettore, che oggi sembra essere il Chiese». Un rispetto «inteso non solo come ovvia garanzia di trattamenti delle acque depurate che finiranno nel fiume e in buona parte riutilizzate in agricoltura - ha aggiunto Bertagna -, ma come possibilità di miglioramento dello stato attuale del Chiese, con interventi mirati visti in ottica ambientale e sociale» Il tema della fertirrigazione è stato toccato anche dal sindaco di Castiglione, che ha posto il problema del riuso delle acque se i limiti non sono a norma. La domanda ha dato spunto al direttore tecnico di Acque Bresciane, Mauro Olivieri, per sottolineare che «esiste una direttiva Ue e che per ogni tipo di coltura c’è un limite diverso. Inoltre, Acque Bresciane metterà a punto tutti i sistemi di sicurezza sul depuratore, ovunque sarà realizzato». •. C.Reb.

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