«Due positività ad agosto» Scatta una petizione per lo stop agli allevamenti

di C.REB.
Simone Pavesi della Lav
Simone Pavesi della Lav
Simone Pavesi della Lav
Simone Pavesi della Lav

Vietare gli allevamenti di visoni, pericolosi per l’uomo. È l’appello lanciato dalla Lav, che ha promosso una petizione sottolineando che «l’attenzione alle misure di prevenzione per contrastare la pandemia deve essere massima, con interventi tempestivi nei serbatoi che possono amplificare la diffusione del virus». Secondo la Lega anti vivisezione, «almeno due campioni prelevati nel mese di agosto dai visoni di un unico allevamento sono risultati positivi al Sars-Cov-2». Un’informazione «arrivata dopo numerosi e insistenti appelli e istanze di accesso agli atti - sottolinea Simone Pavesi, responsabile Lav Area Moda Animal Free -. Invece di avviare un rigoroso screening con test diagnostici in tutti gli allevamenti di visoni in Italia, il ministero della Salute e le Regioni hanno continuato a limitarsi all’osservazione clinica, pur sapendo che i visoni, come le persone, possono essere asintomatici». In Italia ci sono circa 60 mila visoni negli 8 allevamenti attivi, tre dei quali in Lombardia, e precisamente uno nella nostra provincia e 2 in quella di Cremona. Il virus, spiega la Lav, «per le condizioni di allevamento intensivo in cui migliaia di animali convivono in spazi estremamente limitati, trova un ambiente ideale per replicarsi, evolvere e dunque subire mutazioni». E QUANDO un virus muta, «c'è il rischio che cambi le proprietà. Può diventare più contagioso, più letale, o possono verificarsi mutazioni che rendono difficile trovare un vaccino e sviluppare farmaci - aggiunge Pavesi -. Ha senso continuare ad allevare migliaia di visoni da pelliccia sapendo che, oltre alla sofferenza arrecata agli animali, questa pratica può portare all’ulteriore diffusione del coronavirus, e anche in una forma mutata e potenzialmente più pericolosa?». Nella catena di diffusione, «il ruolo del visone è quello di ospite intermedio - spiega la Lav -. Infatti è ben documentato che il Sars-CoV-2 è stato introdotto negli allevamenti di visoni dall’uomo, e sono stati gli stessi allevatori che hanno molto probabilmente infettato gli animali. Gli allevamenti di visone sono luoghi in cui migliaia di animali - da un minimo 2-3 mila fino a 90.000 individui - sono stabulati in piccole gabbie di rete metallica, posizionate fianco a fianco e in alcuni casi persino sovrapposte, dove tutti questi animali entrano inevitabilmente in contatto tra loro. In simili condizioni, un solo visone infettato dall’uomo diventa a sua volta causa di contagio di tutti i suoi simili, e il virus trova così un ambiente perfetto per replicarsi in modo efficiente e con rapide mutazioni».

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