TRAVAGLIATO

È scattato il sequestro della Fonderia Montini

di Cinzia Reboni
I sigilli sono stati apposti dalla Polizia giudiziaria di Arpa e carabinieri. Al centro dell'inchiesta le emissioni denunciate da anni dai residenti
La notifica del sequestro affissa sul cancello dell'azienda
La notifica del sequestro affissa sul cancello dell'azienda
La notifica del sequestro affissa sul cancello dell'azienda
La notifica del sequestro affissa sul cancello dell'azienda

Da ieri la Fonderia Montini di Travagliato è sotto sequestro. I sigilli sono stati apposti dal nucleo di Polizia giudiziaria di Arpa Brescia e dai carabinieri su disposizione della Procura. Il provvedimento è l’epilogo di una lunga serie di segnalazioni ed esposti per le molestie provocate dalle emissioni della fonderia denunciate dai residenti. Negli ultimi anni sono stati effettuati venti sopralluoghi da parte di Arpa e carabinieri del Noe. Ed è proprio sulla scorta del resoconto di un’ispezione effettuata un anno fa dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale e del Nucleo operativo ecologico dell’Arma che la Procura bresciana è intervenuta. Ora, per ripartire, l’industria - che occupa circa 40 addetti - dovrà eliminare le fonti di inquinamento. Sotto la lente della magistratura finirà il presunto mancato rispetto delle misure imposte dall’Autorizzazione integrata ambientale, una sorta di brevetto che consente alle fabbriche di operare. Il nodo è tecnologico: per fondere la ghisa che viene poi utilizzata per produrre tombini l’azienda di Travagliato utilizza forni alimentati a carbone. Le acciaierie moderne e con un’impronta green impiegano invece forni che vengono alimentati a gas o ad elettricità. Ovviamente i costi sono più alti, ma non inquinano.

Ad imprimere la brusca accelerata al provvedimento della Procura sono state le numerose segnalazioni di fumate anomale da parte dei residenti. L’estate scorsa la Provincia aveva inflitto all’azienda una diffida e la sospensione temporanea dell’Autorizzazione integrata ambientale (la seconda in due anni). I provvedimenti erano stati revocati dopo pochi giorni sulla scorta del dossier presentato dalla Montini che aveva smontato punto per punto le irregolarità contestate sulle emissioni in atmosfera. La fonderia sostiene di non avere responsabilità nella difficile convivenza con i residenti. «Negli anni ’90, nonostante il parere contrario di Arpa - sostengono da sempre i vertici dell’industria - il Comune ha autorizzato a costruire delle case nelle immediate vicinanze della fonderia, con dubbio rispetto degli standard di legge». Il problema per gli imprenditori dunque non è la Montini, ma le scelte urbanistiche. La società negli ultimi due anni ha investito 2 milioni in tecnologie green, come il sistema innovativo ad ossigeno supersonico sui forni. Ma alla luce del sequestro, il problema non è stato risolto. Ed evidentemente non é bastato a spegnere le proteste dei cittadini. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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