«Da oggi non sono più solo nomi quelli di Domenico Contratti, Marino Pasini, Francesco Pratini, Angelo Dander, Angelo Mor e Santo Borghetti: ora sono storie e volti; soprattutto sono tornati fra noi, nella loro comunità». Questo commento di Alberto Franchi, vicepresidente della Cooperativa democratica di cultura, e Chiara Gallizioli, docente dell’Istituto comprensivo locale, riassume in modo efficace il senso della cerimonia ospitata ieri da Ghedi: la posa delle «pietre di inciampo» collocate in questo caso alla memoria di militari internati e morti nei lager nazisti. IL RICORDO è dedicato a soldati che si rifiutarono di aderire alla repubblica sociale, l’ultimo orrendo rigurgito del fascismo, e che per questo vennero cancellati nei campi di concentramento. Per celebrarli, alcuni scolari hanno letto passi della loro ricerca sulle vicende di questi ghedesi, i quali «a una firma disonorevole» hanno preferito il lager e la morte rinunciando a tornare «nella cara vecchia Ghedi, con la sua nebbia fitta e tutto quel gelo», di quando gli inverni erano rigidi, ma riscaldati dal calore della casa e degli affetti. Non sono mancati momenti di commozione, non solo tra i discendenti anche giovanissimi dei militari assassinati lentamente, in un abbraccio ideale all’artista tedesco Gunter Demnig, colui che ha ideato e posato le prime pietre «per far inciampare la testa e il cuore delle persone». Sullo sfondo della bandiera arcobaleno della pace c’erano il gonfalone del Comune, le associazioni d’arma e il sindaco Federico Casali, che si è detto dispiaciuto per la polemica sull’assenza di patrocinio e collaborazione dell’amministrazione. «C’è stato un evidente fraintendimento - ha detto -: la cerimonia che celebra le nostre vittime del nazismo è sacrosanta. Un tema che mi trova sensibile dato che mio zio Gianni, allora tenente medico, è sopravvissuto proprio al campo di concentramento». «È stato un esercizio di cittadinanza attiva, non solo per la ricerca - ha aggiunto Chiara Gallizioli, che con Stefania Chiara ha guidato gli scolari nell’approfondimento storico - ma perché diffonde valori di uguaglianza, solidarietà, tolleranza e giustizia, rifiuto della guerra e della barbarie». •