I campi fanno il pieno d’acqua per placare la grande sete estiva

di Riccardo Caffi
L’entrata in funzione del pozzo per usi agricoli è sempre più vicina
L’entrata in funzione del pozzo per usi agricoli è sempre più vicina
L’entrata in funzione del pozzo per usi agricoli è sempre più vicina
L’entrata in funzione del pozzo per usi agricoli è sempre più vicina

La foresta di mais che ogni estate ricopre la pianura richiede per crescere rigogliosa di essere costantemente bagnata dall’acqua di rogge e canali la cui portata diminuisce ogni anno diventando insufficiente per l’irrigazione dei campi. Negli ultimi decenni l’urbanizzazione, i pozzi privati, l’abbassamento della falda hanno ridotto la portata dei vasi irrigui, perciò sempre più spesso gli agricoltori si rivolgono all’amministrazione provinciale per chiedere di essere autorizzati ad utilizzare le acque sotterranee con un nuovo pozzo. È IL CASO DEL CONSORZIO Irriguo «Roggia Comuna» di Orzinuovi, che nel 2017 ha ottenuto «in affitto» circa 10 metri quadri di area di proprietà comunale, in via Lonato, destinata a verde pubblico, al canone annuo di 40 euro, per realizzare il pozzo che andrebbe ad alimentare il ramo Comunella Inferiore, derivazione della Comuna. La pratica, iniziata tre anni fa, è proseguita con l’istanza del Consorzio alla Provincia per ottenere l’autorizzazione all’escavazione del pozzo, avente profondità di 60 metri ed un volume di prelievo di circa 715 mila metri cubi l’anno, da aprile a settembre. «ADESSO MANCA solamente la Valutazione del Rischio Ambientale, prima di ottenere la concessione – conferma Fausto Branchi, referente del Consorzio -. I nostri pozzi non danneggiano la falda ed in qualche caso, come è successo a Orzinuovi per un intero anno, servono ad alimentare con acqua potabile la rete idrica comunale messa fuori uso da un guasto. Andiamo ad esplorare fino a 60 metri, ma il prelievo si ferma generalmente alla prima falda, perciò arriva al massimo a 20 metri di profondità, nella consapevolezza che l’acqua è un bene primario che va usato, che va risparmiato e che non si deve inquinare». Ma c’è anche chi guarda con disappunto al prelievo. «La scelta di aprire un nuovo pozzo, anziché ridare vita alle risorgive, o pensare ad una gestione consortile dell’acqua, non è una scelta ecologicamente lungimirante – osserva Franco Ferrandi, presidente del Circolo Legambiente Valle dell’Oglio -. Le risorgive ed i grossi canali irrigui sono una boccata d’ossigeno per la biodiversità. Certamente un pozzo personale abbrevia i tempi per la disponibilità dell’acqua – aggiunge Ferrandi -, ma soprattutto evita la condivisione con altri e mi consente di usarla finché voglio. Oggi il rilascio di queste autorizzazioni risulta incomprensibile. Da una parte si predica di risparmiare acqua per la forte diminuzione di acqua dolce disponibile, dall’altra si concedono prelievi difficilmente controllabili, non rispettando il principio che l’acqua è un prezioso patrimonio della comunità». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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