I sindaci pronti a tutto: «Se l’iter avanza scatterà un’offensiva legale»

di C.REB.

Sullo sfondo del braccio di ferro tra sindaci della Valle del Chiese e Acque Bresciane si staglia anche la gestione dell’emergenza. «Se il depuratore di Gavardo dovesse avere problemi, dove verranno scaricati i reflui? - si chiede Filippo Grumi -. Con la stazione di pompaggio situata dietro il Duomo di Salò, i reflui andrebbero direttamente nel lago». È SOLO UNO dei moltissimi quesiti a cui dovranno rispondere i tecnici del ministero dell’Ambiente prima di convocare l’ultimo Tavolo tecnico. «Per il momento le bocce sono ferme - conferma il sindaco di Montichiari Marco Togni -: mi auguro che Ato, che deve far partire la procedura di Via, tenga tutto bloccato fin quando arriverà la risposta da Roma». E se la risposta non fosse positiva? «La battaglia proseguirà - sottolinea Togni -. Anche con l’aiuto di bravi avvocati, per mettere in crisi un iter procedurale molto viziato». «Non stiamo difendendo solo il Chiese, ma tutto il lago di Garda - aggiunge il primo cittadino di Gavardo Davide Comaglio -. Ci aspettiamo una controrelazione che risponda nel merito a tutte le nostre osservazioni. E, alla luce delle risultanze prodotte e formulate, riteniamo che il ministro non possa che ammettere le carenze del progetto di fattibilità tecnico-economica, e riconsideri da capo l’intera operazione». Alla videoconferenza di presentazione del dossier erano presenti ieri anche i sindaci di Prevalle e Muscoline e, in rappresentanza dei comitati, Piera Casalini. «Lo scopo principale di associazioni e comitati ambientali è stato quello di riporre la massima attenzione nell’approfondire gli aspetti ambientali della depurazione del Garda - ha spiegato -. Abbiamo dimostrato che il progetto è irricevibile da ogni punto di vista: non è la miglior scelta ambientale, e nemmeno tecnica, è dannosa per l’ecosistema oltre che totalmente inefficace per la salute del Garda. La scelta migliore è Peschiera, con o senza sublacuale». «Sul piano progettuale mancano espressamente gli elementi per effettuare una valutazione tecnica seria - ha aggiunto Giuseppe Magro -. Il Chiese è oggettivamente inadeguato a supportare altre criticità, ma nonostante questo l’ipotesi maggiormente peggiorativa è stata quella messa al centro delle priorità del progetto». «La Regione Lombardia richiede che per i progetti di grandi impianti di depurazione vengano valutate delle alternative - sottolinea Luca Bonetti -, che devono considerare dieci elementi suddivisi in 4 aree tematiche: vincoli, impatti ambientali, costi e aspetti impiantistici, per identificare la soluzione migliore. Lo studio dell’Università ha preso in esame 12 elementi, anziché 10, e questo ha fatto la differenza nell’attribuzione del punteggio. Se noi togliessimo questi elementi che non appartengono allo schema iniziale definito dalla Regione, scopriremmo che la soluzione migliore è quella del “tutto a Peschiera”».

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