I Tornado vanno
a caccia dei territori
«avvelenati»

di Cinzia Reboni
I Tornado
I Tornado
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I Tornado

Dagli elicotteri ai Tornado. Dai coltivatori di marijuana agli inquinatori professionisti, presto i velivoli militari dell’aerobase di Ghedi potrebbero andare a... caccia di rifiuti pericolosi. Il progetto, ancora in fase di gestazione, è stato svelato ieri dal prefetto Attilio Visconti durante la presentazione dell’attività del Nucleo Operativo Ambientale a sette mesi dalla sua entrata in funzione, che ha portato a risultati di tutto rispetto. «Uno sforzo che rende Brescia un unicum a livello nazionale» ma che, secondo il prefetto, presenta ancora dei nodi. «Innanzi tutto il problema dei tempi: il satellite che fornisce le immagini transita sulla provincia di Brescia mediamente ogni 7-8 mesi. Dopo di che l’Arpa, secondo il progetto Savager finanziato dalla Regione, deve “leggere” ed estrapolare le fotografie relative a siti potenzialmente a rischio, che vanno confrontate con il dato reale. La mappatura fornita dal satellite arriva a noi piuttosto “datata”, mentre sarebbe indispensabile avere un quadro in tempo reale». Ecco quindi l’idea dei Tornado: «Il protocollo prevede che, dopo lo studio delle immagini, vengano disposti dei sorvoli con gli elicotteri del nucleo di Orio al Serio per confermare l’esistenza o meno di depositi abusivi di rifiuti - spiega il prefetto -. Ma sull’elicottero deve esserci qualcuno che scatta le foto, mentre i Tornado, con l’attrezzatura di bordo, potrebbero fare tutto molto più in fretta e meglio. Se la collaborazione con l’aeronautica militare andrà in porto, non avremmo più bisogno di Arpa per la lettura delle immagini satellitari, ed eviteremmo un lavoro aggiuntivo agli elicotteri dei carabinieri». L’impiego dei caccia militari nella lotta alla criminalità ha del resto un precedente proprio nel Bresciano. Grazie alle immagini satellitari girate dai sofisticati sistemi dei Tornado, tre anni fa vennero sequestrati 2 quintali di marijuana coltivata a Quinzano.


IN ATTESA che i sogni diventino realtà, il Noa varato nel maggio 2019 ha disposto i controlli speditivi nelle aziende dove vengono depositati o trattati i rifiuti, per verificare il rispetto della normativa vigente in materia ambientale e di sicurezza antincendio. In soli 7 mesi di attività sono stati eseguiti 105 controlli sulle 255 aziende soggette ad autorizzazione integrata ambientale (125 quelle che custodiscono rifiuti infiammabili o contaminanti), e 145 ispezioni sulle 441 che sono invece esenti dall’Aia, tra cui 36 ad «alto rischio» per la presenza di sostanza combustibile. «In totale 250 controlli, 95 dei quali effettuati in modo congiunto, che hanno avuto esiti diversi - specifica Visconti -: dai semplici “ammonimenti“ alle sanzioni amministrative, fino al deferimento all’autorità giudiziaria nei casi più gravi, come per il deposito di via Rose, in città, una sorta di “Amazon dei rifiuti” dove era stato stoccato un elevatissimo quantitativo di materiale inquinante». La task force ha portato a 15 denunce e a trenta sanzioni per irregolarità amministrative. Sono 700 le aziende - non solo discariche - che trattano o custodiscono materiale qualificato come rifiuto, per le quali è stata messa a punto una sorta di «censimento», con il coinvolgimento dei Comuni, per individuare dove si svolgono attività abusive. L’«identikit», avviato dalla prefettura ha portato alla scoperta di 100 siti irregolari.


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