Idroelettrico, la Valcamonica passa all’incasso

di C.REB.
L’assessore Massimo Sertori
L’assessore Massimo Sertori
L’assessore Massimo Sertori
L’assessore Massimo Sertori

Mentre il Governo pressato dalle lobby delle società di produzione elettrica «boicotta» la legge regionale che avrebbe restituito ai territori sfruttati risorse strategiche, la vertenza con gli ex concessionari delle grandi derivazioni idroelettriche fa segnare un punto a favore del Pirellone. Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche ha respinto tutti i ricorsi sulle disposizioni normative regionali promossi da alcuni operatori idroelettrici relativi alle concessioni di grande derivazione scadute nel periodo 1 gennaio 2011 - 2020. Sono state dichiarate infondate le argomentazioni che gli operatori avevano addotto per sollevare l'incostituzionalità della norma che consente all'ex concessionario di condurre gli impianti oltre la scadenza e fino al nuovo riaffidamento. I privati dovranno versare un corrispettivo aggiuntivo che si andrà a sommare al canone ordinariamente dovuto per l'uso dell'acqua a scopo di produzione elettrica. In Lombardia dal 2011 al 2020 sono scadute 20 concessioni di grande derivazione idroelettrica per oltre 400 mila kilowatt di potenza nominale media annua. Se al termine degli approfondimenti istruttori disposti dal tribunale, venisse confermato il valore stabilito (20 euro per ogni kilowatt), risulterebbero maturati, a carico degli operatori ex concessionari, canoni aggiuntivi non corrisposti per oltre 59 milioni di euro. Tali importi dovranno essere trasferiti per il 50% alle Province e ai Comuni. L’area bresciana, e precisamente la Valcamonica, incasserebbe 6 milioni di euro. «La sentenza - spiega l’assessore regionale alle Risorse Energetiche Massimo Sertori - dimostra che abbiamo agito correttamente entro i limiti consentiti dalla Costituzione. Il tema concessioni idroelettriche non è stato affrontato dal Governo per 20 anni, generando una situazione di incertezza che penalizza enti locali, territori e gli stessi concessionari. L’Italia rischia una procedura d’infrazione europea». Il comparto idroelettrico è strategico nel contesto energetico nazionale «e non può prescindere dai territori che ospitano le dighe e le centrali perchè questa è una delle poche attività non delocalizzabili. Mi preoccupa invece - sottolinea Sertori - che l'attuale Governo stia meditando di ricentralizzare le competenze regionali in materia di energia e di ripristinare una situazione di stallo, che ingenererà un contenzioso con le Regioni e con i territori, e che rischia di lasciare nelle sabbie mobili un comparto cosi strategico». Sullo sfondo resta l’iniziativa del Consiglio dei Ministri di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale sull'assegnazione delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche. Uno schiaffo per la Valcamonica, che grazie alla nuova ripartizione del gettito delle centrali avrebbe potuto investire in opere strategiche. Al comprensorio camuno, stando alla legge che il Governo vorrebbe affossare, sarebbe destinato l’80% degli oneri di concessione. Il nuovo gettito annuo si aggirerà attorno ai sei milioni l’anno. Una somma da destinare a opere strategiche, con l’obiettivo di creare nuova economia che consenta una riduzione importante dello spopolamento. Che ora rischia di sfumare. •

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