Il parco dell’Oglio ferito dalla furia del vento

di M.M.
L’ondata di maltempo ha messo in crisi anche il parco dell’Oglio
L’ondata di maltempo ha messo in crisi anche il parco dell’Oglio
L’ondata di maltempo ha messo in crisi anche il parco dell’Oglio
L’ondata di maltempo ha messo in crisi anche il parco dell’Oglio

A soffrire la devastazione di mercoledì scorso non sono soltanto abitazioni, aziende ed edifici pubblici. Rudiano, epicentro della «supercella» che ha messo in ginocchio metà Bassa bresciana, deve fare i conti con una perdita più silenziosa ma altrettanto importante. Diversi ettari del parco dell’Oglio sono stati spazzati via dai venti di questa paurosa tempesta che si è abbassata fino a far volare via tra gli altri pioppi, olmi e platani. Piante che, in molti casi, erano vecchie oltre cent’anni. Un danno enorme che ricorda quanto avvenuto lo scorso autunno sull’Altopiano di Asiago, quando il maltempo ha spazzato via il 10% del patrimonio boschivo. LA FORZA impressionante dei venti ha fatto inchinare e spezzare autentiche corazzate botaniche del parco, comprese le querce, storicamente tra le piante più resistenti e longeve del patrimonio arboreo in ogni luogo del pianeta. A confermare che l’uomo può ben poco contro le forze della natura è quanto accaduto in via Madonna in Pratis, dove erano stati salvati i pioppi in fregio alla riva ovest di una marcita. Gli alberi, che rischiavano di cadere poiché ammalati e con poca zolla, sono stati sradicati in due casi, mentre gli altri hanno avuto danneggiamenti irreparabili finendo per torcersi e spezzarsi. Una ferita, questa, che ha finito per colpire in modo pressoché irreparabile una delle «cartoline» dell’abitato rurale di Rudiano. I pioppi, già due anni fa, avevano infatti rischiato il taglio per la scarsa stabilità e alcune patologie in atto. Il disastro è proseguito nel parco Oglio in località Rudianese, dove interi boschi sono stati trasformati in radure irriconoscibili. IL CONSIGLIERE comunale Angelo Brocchetti, con delega al parco Oglio, ha visitato diversi siti del parco. «Dopo quello che ho visto, ho ben chiaro cosa significhi un’apocalisse a livello ambientale- ammette - Molti cittadini sono comprensibilmente presi dai lavori di recupero delle proprie abitazioni e dei capannoni. Ma oltre al danno agli edifici pubblici e civili (Rudiano ha visto danneggiato gravemente anche l’acquedotto), esiste un danno al Parco che non sarà assolutamente rimediabile con interventi umani. Serviranno decenni perché intere porzioni di bosco possano tornate a essere alberate in modo adeguato». Il problema è anche quello della fruibilità: in questo momento è infatti impensabile avvicinarsi ai sentieri dei boschi. «Non è assolutamente possibile inoltrarsi in queste aree – conclude Brocchetti – Il rischio di caduta alberi o rami è molto più che una possibilità. A ciò si sommano interi sentieri bloccati o inaccessibili anche a piedi oltre che in bici». •

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