L’alleanza dei «Comuni rurali» condividerà progetti e risorse

di Mimmo Varone
I Comuni della pianura sono stati suddivisi in tre aree omogenee
I Comuni della pianura sono stati suddivisi in tre aree omogenee
I Comuni della pianura sono stati suddivisi in tre aree omogenee
I Comuni della pianura sono stati suddivisi in tre aree omogenee

Nascono a Brescia i «Comuni rurali», con l’ambizione di far scuola in Italia. Ieri mattina Provincia e Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Statale di Brescia hanno firmato una Convenzione per lo studio di una «terza via» verso una forma associativa più efficace di Gal (Gruppi di azione locale) e Unione di comuni. PUNTERÀ non solo alla gestione dei servizi, ma anche alla promozione del territorio, permettendo ai municipi interessati un rapporto diretto e unitario nei confronti di altri Comuni, Provincia, Regione, Istituzioni nazionali ed europee. I lavori sono già avanti e sul tavolo c’è una prima ipotesi che, escludendo la prima cintura intorno al Capoluogo, divide in tre «spicchi» il resto della pianura. Saranno i «Comuni rurali» della Bassa orientale, centrale e occidentale. Per ora è un punto di partenza, che tuttavia la direttrice del Dipartimento Adriana Apostoli considera come «la soluzione più ragionevole rispetto alla condivisione di servizi già attivi e la risposta più veloce ai Comuni che hanno manifestato fretta per ottenere risposte immediate». E su questa prima ipotesi intende coordinarsi anche con il Gruppo di lavoro insediato al Viminale per la revisione del Testo unico sugli enti locali, in cui peraltro è presente Mario Gorlani dell’Università di Brescia. I «Comuni rurali» saranno le nuove aree omogenee studiate per favorire l’aggregazione dei singoli in modo da semplificare e rendere più efficienti i rapporti amministrativi fra gli Enti, ottimizzare le risorse umane e finanziarie che spesso scarseggiano, svolgere funzioni propositive e di coordinamento in ordine a questioni d’interesse generale attinenti alla programmazione e pianificazione del territorio di propria competenza. Banco di prova del progetto che vuole porsi anche all’attenzione di Upi (Unione province italiane), sono proprio i Comuni della pianura privi dei riferimenti assicurati ad altri dalle Comunità montane o dalla Comunità del Garda. La Convenzione con valore biennale, su cui il Broletto spende 25 mila euro, è stata presentata ieri dal presidente Samuele Alghisi e dal rettore Maurizio Tira, dal consigliere provinciale delegato Massimo Tacconi e da Adriana Apostoli. E Tacconi già annuncia che per fine anno una struttura magari non definitiva ma già «spendibile» sul territorio sarà pronta. Il lavoro non sarà semplice, non solo perché esplora strade nuove guardando all’estero, ma anche perché tutto va concertato con i Comuni. Né ci si nasconde la complessità del territorio oggetto di studio, intersecato da una moltitudine di confini a seconda dei servizi (anche sanitari e ospedalieri), e su cui insistono già forme associative come l’Area vasta di Chiari. «Non vogliamo mettere nessun cappello - precisa Alghisi -, pensiamo a una struttura leggera non paragonabile all’Unione di Comuni, che dia rappresentanza a ogni ente senza prevalenza e sia occasione per pianificare il territorio e predisporre progetti, per coordinarsi e attrarre investimenti». Senza escludere la partecipazione di privati. E Tacconi sottolinea che già per i prossimi giorni sono previsti incontri con i sindaci. Al di là dell’importo economico Tira ammette il «grande interesse» dell’Università per un progetto che intende sistematizzare una materia complessa collegandosi a esperienze virtuose. «L’impegno a contribuire allo sviluppo culturale, economico e sociale del territorio è nei nostri obiettivi di terza missione - aggiunge –. Già in Franciacorta siamo impegnati nel monitoraggio ambientale e in un Piano d’area». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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