La Faeco torna
a bruciare,
paura a Bedizzole

di Nicola Alberti
Il rogo alla Faeco è divampato in una vasca di rifiuti messa sotto sequestro tre anni fa dai pm di Napoli
Il rogo alla Faeco è divampato in una vasca di rifiuti messa sotto sequestro tre anni fa dai pm di Napoli
Il rogo alla Faeco è divampato in una vasca di rifiuti messa sotto sequestro tre anni fa dai pm di Napoli
Il rogo alla Faeco è divampato in una vasca di rifiuti messa sotto sequestro tre anni fa dai pm di Napoli

Una «sbuffata» di denso fumo nero visibile a chilometri e chilometri di distanza, alimentato da fiamme circoscritte stile altoforno, ma molto violente.

Il copione andato in scena la notte del 17 marzo, si è ripetuto poco prima dell’ora di pranzo di ieri. La discarica Faeco di Bedizzole è tornata a bruciare scaricando nell’aria una cappa di inquinanti e polveri combuste che, come in occasione del primo incendio, hanno investito le frazioni alle porte di Lonato. Rispetto al rogo di marzo che per il sospetto del dolo resta ancora sotto la lente di un’inchiesta aperta dalla procura, stavolta all’origine delle fiamme ci sarebbe un fenomeno di autocombustione. Ma anche in questo caso, ammesso venga confermata l’ipotesi del rogo naturale, ci sono sullo sfondo ancora molti aspetti da chiarire da parte delle autorità.

L’INCENDIO divampato alle 11,30 è sviluppato nella vasca «E» della discarica, un bacino ancora sottoposto a sequestro della magistratura. Le fiamme che hanno divorato car fluff, il materiale non metallico delle auto rottamate, sono state rapidamente domate dai sistemi di sicurezza e dalle squadre antincendio aziendali che si sono rivelate molto efficienti, prima dell’intervento decisivo dei Vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza l’area e verificato che non ci fossero focolai ancora attivi sotto i rifiuti carbonizzati.

Sul posto sono intervenuti anche la Polizia locale, i carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia Desenzano e l’Arpa che - secondo un protocollo di sicurezza consolidato - ha attivato le procedure di monitoraggio dell’aria e dei corsi d’acqua.

Nello specifico, il personale dell’Agenzia regionale protezione ambiente ha posizionato delle centraline per il campionamento dell’aria ad alto volume, lungo la direzione dei venti prevalenti, per rilevare eventuali ricadute al suolo dei marker specifici dell'incendio, ovvero controllare se le sostanze prodotte dalla combustione dei rifiuti abbiano innescato delle contaminazioni. I risultati di queste misurazioni, che richiedono analisi di laboratorio con apparecchiature sofisticate, saranno resi noti non appena disponibili.

ANCHE STAVOLTA il fumo e gli inquinanti hanno investito i paesi confinanti in particolare nella zona Rovadino e Cassetta, corridoio compresa fra la tangenziale sud e il territorio di Lonato, dove fino a tarda serata i residenti hanno segnalato la presenza di miasmi acri e penetranti. I

«Parlerò con il presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli per trovare una soluzione - ha affermato nelle ore successive al rogo il sindaco di Bedizzole Giovanni Cottini -, perchè la vasca teatro dell’incendio è sottoposta a sequestro da ormai tre anni, è quindi inaccessibile per chi vi deve fare manutenzione. L’incendio è stato spento in poco tempo ed è stato un bene, ma la cosa non ci rassicura perché siamo ai primi giorni di caldo e c’è tutta l’estate davanti. Bisogna che ci sia la possibilità di fare un’adeguata manutenzione per la sicurezza di tutti».

Nella discarica andata in fiamme è custodito principalmente car fluff, materiale non riciclabile, ma proprio quella vasca era stata oggetto di un sequestro della procura di Napoli per irregolarità nello sversamento.

La Faeco è recentemente passata sotto l’egida della Waste Italia specializzata nella gestione dei rifiuti. Il nuovo proprietario è stato protagonista di un contenzioso con la Provincia che aveva giudicato una garanzia fideiussoria stipulata con una compagnia rumena inadeguata e per i solleciti del Comune per i pagamenti delle compensazioni che il gestore della discarica versa all’ente.

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