La Goitese si
«sbriciola», camion
alla deriva

di Valerio Morabito
Gli autotrasportatori riportano alla ribalta il caso delle strade della Bassa   martoriate dalla pioggia Pneumatici danneggiati o forati: non solo le automobili pagano dazio all’asfalto dissestato
Gli autotrasportatori riportano alla ribalta il caso delle strade della Bassa martoriate dalla pioggia Pneumatici danneggiati o forati: non solo le automobili pagano dazio all’asfalto dissestato
Gli autotrasportatori riportano alla ribalta il caso delle strade della Bassa   martoriate dalla pioggia Pneumatici danneggiati o forati: non solo le automobili pagano dazio all’asfalto dissestato
Gli autotrasportatori riportano alla ribalta il caso delle strade della Bassa martoriate dalla pioggia Pneumatici danneggiati o forati: non solo le automobili pagano dazio all’asfalto dissestato

È bastata una giornata e mezza di pioggia per mandare in «decomposizione» il bitume di emergenza e far riaffiorare buche, rughe e depressioni sull’asfalto. La provinciale 236 Goitese è tornata così ad essere un campo minato dove saltano cerchioni, pneumatici e semiassi. La situazione più complessa si è registrata nel segmento che attraversa Montichiari, ma anche nel terminale che si innesta sulla tangenziale. Le segnalazioni di micro-incidenti causati dalle buche si sono moltiplicati negli ultimi due giorni. Ma la cattiva tenuta alle intemperie della spina dorsale dei collegamenti tra le province di Brescia e Mantova, da contingente sembra ormai diventata un fenomeno strutturale. A denunciare la situazione è la Federazione autotrasportatori italiani. Sembrano infatti proprio i mezzi pesanti a pagare il dazio più pesante alla strada in stile suolo lunare. «Ad ogni ondata di maltempo da anni la strada diventa di fatto uno sterrato - afferma il presidente della Fai Regionale Antonio Petrogalli -. Nel frattempo, nulla è cambiato sull’importante tratto di strada che da Montichiari porta a Goito, collegando Brescia a Mantova: cambiano le stagioni, cambiano le amministrazioni, ma la situazione continua ad essere critica». Lo stato di pericolo viene segnalato dagli autotrasportatori dell’associazione che utilizzano quella strada. «I più fortunati hanno "solo" forato - spiega Petrogalli -. Poi c'è chi invece ha dovuto cambiare il cerchione. E anche chi riuscisse a uscire indenne dalla “gimkana” - con il rischio di finire fuori strada - non è al sicuro. Perché con l’asfalto sbriciolato, i detriti “sparati” dalle ruote di quelli che viaggiano sulla corsia opposta rischiano di danneggiare i vetri». PER SOSTITUIRE un parabrezza montato sui mezzi di ultima generazione euro 6 si parla di una spesa di 700 euro e un giorno di lavorazione, durante il quale il camion logicamente deve restare fermo. «Costi che si ripercuotono sulle ditte di autotrasporto - considerato che è impossibile rivalersi sugli enti pubblici quando si parla di lesioni ai cristalli - che sono costrette a spendere di tasca propria per riparare celermente i mezzi e proseguire a lavorare - prosegue Antonio Petrogalli -. I nostri conducenti sono perfettamente addestrati per controllare un camion in movimento, ma guidare su percorsi dissestati fa continuamente vibrare ruote e volante, e di conseguenza è facile perdere aderenza. Tutto questo può pregiudicare la sicurezza del veicolo, e in alcuni casi anche del carico, causando disagi a tutti gli utenti della strada». È indubbio che il traffico pesante gravi sull’asfalto, soprattutto delle strade extraurbane, «ma vorrei puntualizzare una cosa -afferma il presidente regionale della Fai: ogni giorno noi autotrasportatori ci mettiamo al volante per garantire alla collettività di poter usufruire di merci e servizi; le strade sono il nostro posto di lavoro, per noi è fondamentale che siano sicure». IL LIMITE SULLA Goitese adesso è fissato a 70 chilometri, ma tutti concordano che è impossibile procedere a quella velocità. «Gli autotrasportatori - conferma Petrogalli - sono costretti a percorrere quel tratto al massimo ai 30 orari, Ovviamente la minore velocità vuol dire accumulare ritardi nelle consegne delle merci». Le lunghe code che si sono formate in questi giorni a causa delle buche sono effettivamente sotto gli occhi di tutti. Oltre alle buche e ai sassi vaganti, c’è poi un altro grave problema. «Per la realizzazione del fondo stradale della Goitese sono stati utilizzati materiali non idonei - denuncia Petrogalli -. Quando piove, una poltiglia passa dalle crepe del manto e si attacca ai telai, usurandoli se non si interviene prontamente. Quando invece splende il sole, il passaggio dei veicoli solleva una polvere bianca che resta in sospensione e arriva direttamente nei polmoni di chi passa in quel momento o di chi abita nelle vicinanze. Parliamo di smart roads e di infrastrutture intelligenti, intanto però basta un po’ di maltempo ed ecco che in tutta Italia ci ritroviamo a viaggiare su veri e propri crateri di asfalto. Progettiamo strade intelligenti ma occorrerebbe ripartire dalle basi: dal fondo stradale di quelle attuali». La composizione del materiale del sotto-asfalto è del resto al centro di un dibattito tra tecnici e costruttori. La Fai non punta certo il dito contro la Provincia consapevole che l’ente locale deve gestire oltre duemila chilometri di strade e 450 ponti, con un budget ridotto all’osso. Nelle ultime settimane, il Broletto si è prodigato per tappare le falle aperte soprattutto lungo la 45 bis e sulla 345 Triumplina dispiegando sul territorio tutte le forze disponibili. Semmai l’associazione propone una soluzione alternativa per reperire risorse. «Una domanda mi assilla da tempo - sottolinea a questo proposito il leader regionale della Fai -: ma gli introiti delle contravvenzioni che la Provincia incamera quotidianamente, specialmente dopo aver installato numerosi autovelox sulle strade bresciane, dove vanno a finire? Parte di queste risorse non dovrebbero essere destinate proprio alla manutenzione delle strade? Se non si usano le risorse non solo si determinano rischi per la viabilità, ma possono subentrare anche danni economici», afferma Antonio Petrogalli. GLI INTERVENTI tampone, come dimostrato in queste ore sono in effetti dei palliativi «che servono solo a ritardare un problema ben più profondo: non avere la possibilità di effettuare lavori di manutenzione pregiudica il fondo stradale, che una volta deteriorato ha bisogno di interventi più complessi, che richiedono risorse di gran lunga superiori», rimarca Petrogalli. La Goitese martoriata sarebbe tuttavia solo la punta di un iceberg dei problemi della rete viabilistica bresciana che sembra penalizzare i mezzi pesanti. «In questo contesto - sottolinea Antonio Petrogalli - non si possono dimenticare poi le attese per i lavori di ripristino delle infrastrutture attualmente in grande sofferenza, quali ponti e viadotti interdetti al traffico o limitati nella portata perché non reggono neppure il traffico quotidiano. Ecco che nuove strade permetterebbero di “sollevare” quelle vecchie dall’accumulo di veicoli - conclude il presidente regionale della Fai -. Ovviamente per un autotrasportatore tutto questo vuol dire perdita di tempo e di soldi… problematiche che poi si trasmettono alle aziende che non riescono a movimentare i materiali, con un danno per tutta l’economia», conclude il rappresentante della Fai. •

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