La pandemia ha raddoppiato le morti sul lavoro

di Cinzia Reboni
La sanità è il settore più a rischio
La sanità è il settore più a rischio
La sanità è il settore più a rischio
La sanità è il settore più a rischio

Le dinamiche e gli scenari degli infortuni sul lavoro sono stati rivoluzionati dallo tsunami sanitario della pandemia, ma Brescia resta comunque una provincia fatalmente troppo esposta al fenomeno. Gli incidenti sono in diminuzione: nel primo semestre dell’anno sono state 7.814 le denunce presentate all’Inail, oltre un terzo per Covid, contro le 8.619 dello stesso periodo del 2019. Ma il dato è fuorviante perché aumentano le tragedie sul luogo di lavoro, passate da 11 a 25. Una tendenza analoga in Lombardia, dove gli infortuni sono stati 53.145 contro i 61.780 del periodo gennaio-giugno 2019, con un calo di quasi il 14%, mentre i decessi sono raddoppiati, passando da 72 a 145, di cui 113 da coronavirus. Su base nazionale i dati semestrali indicano che si è passati da 323.831 denunce nei primi mesi del 2019 a 244.896 dello stesso periodo del 2020, pari a una riduzione del 24,3%. Il calo si registra sia in occasione di lavoro che in itinere, ovvero in incidenti da e per i luoghi di lavoro. La flessione è influenzata dallo stop forzato delle attività produttive non ritenute essenziali tra marzo e giugno, che a livello nazionale si è tradotto in 75 mila denunce in meno rispetto allo stesso quadrimestre del 2019 (-34,5%). Se da un lato l’emergenza da Covid-19 ha sospeso o rallentato le attività produttive, facendo diminuire le denunce di infortunio, dall’altro ha però influenzato le statistiche per settore e per genere. L’incidenza del comparto sanità è preponderante: l’81% riguarda i tecnici della salute. «Nella nostra regione, le denunce di infortunio per quanto riguarda i settori della sanità e dell’assistenza sociale sono passate da 1.816 del primo semestre del 2019 a 9.163 dell’analogo periodo del 2020, con un aumento del 404%, mentre il dato nazionale si attesta al +170%», sottolinea la Cgil Lombardia in un report che analizza i dati diffusi dall’Inail. I decessi riguardano principalmente medici, infermieri, operatori socio-sanitari e socio-assistenziali: solo nella nostra provincia, 20 delle 25 morti sul lavoro sono attribuibili al coronavirus. I dati peggiori si rilevano a Bergamo (31 morti contro gli 8 del primo semestre 2019) e Milano (27 contro 21). La differenza di genere, nel caso del virus, è evidente: nel Bresciano sono state colpite dal Covid 2.076 donne e 715 uomini. Una tendenza che si riscontra anche a livello regionale, con 13.100 donne rispetto a 4.932 uomini. In Italia il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nei primi sei mesi del 2020 è diminuito del 14,2% nella gestione Industria e servizi, del 23,1% in Agricoltura e del 63,3% nel conto Stato. Per quest’ultimo segmento, in particolare, si è registrato tra marzo e giugno un crollo delle denunce, dalle oltre 41 mila del 2019 alle circa 2.600 del 2020 (-93,6%) per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali e dell’assenza degli studenti in scuole e università. La ripresa delle attività didattiche sarà dunque un banco di prova decisivo. •

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