La storia di San Rocco ha commosso Mattarella

di Milena Moneta
Ghedi  L’interno della chiesetta costruita attorno ai morti di peste che ha custodito anche le vittime del CovidL’insegnante  Barbara Alari
Ghedi L’interno della chiesetta costruita attorno ai morti di peste che ha custodito anche le vittime del CovidL’insegnante Barbara Alari
Ghedi  L’interno della chiesetta costruita attorno ai morti di peste che ha custodito anche le vittime del CovidL’insegnante  Barbara Alari
Ghedi L’interno della chiesetta costruita attorno ai morti di peste che ha custodito anche le vittime del CovidL’insegnante Barbara Alari

«Pronto? È il Quirinale, sono il segretario del presidente». Dopo alcune chiamate da Roma, regolarmente respinte temendo fastidiose vendite telefoniche, la signora Barbara Alari di Ghedi, insegnante nell’Istituto comprensivo, ha messo da parte la diffidenza e ha deciso di rispondere, e dopo le prime parole della conversazione ha pensato non a una vendita telefonica ma a uno scherzo. Invece nessuno si stava prendendo gioco di lei: Sergio Mattarella aveva chiesto che fosse contattata personalmente per rispondere a voce alle sue parole e ringraziarla per avergli raccontato un pezzetto della storia di Ghedi. Della peste, del santuario dei morti e del covid. «Avevo scritto in modo non troppo accurato, come si può scrivere a Santa Lucia; una sorta di bisogno del cuore che non si aspettava una risposta, tanto meno a voce», racconta Barbara. La richiesta era che il presidente, atteso a Brescia il 18 maggio, facesse tappa anche nella «chiesetta dei morti» intitolata a San Rocco per più di una ragione. Lì i sopravvissuti alla peste del 1630, spinti dalle anime che si dice si aggirassero supplicando sepoltura, hanno conservato le ossa dei morti in un’unica fossetta (da qui la definizione di «morti della fossetta») costruendoci intorno prima un’edicola e poi la chiesa ancora oggi molto amata. Per ricompensa - dice sempre la devozione popolare - quelle anime iniziarono a fare miracoli e la chiesa si riempì di ex voto, molti per fortuna conservati, offerti per grazia ricevuta grazie alla loro intercessione. «Costituiscono un unicum, perché nei quadretti è raffigurato anche l’intermediario tra il graziato e la divinità che ha concesso la grazia - dice l’insegnante che all’argomento ha dedicato la tesi di laurea -. È arte popolare ovviamente, ma parla di speranza e fiducia, soprattutto alla gente comune. Dopo due anni di peste i ghedesi si sono risollevati e sono ripartiti. Mi auguro che con lo stesso senso di comunità e la forza di allora possiamo presto risollevarci anche noi». Aggirando l’ortodossia, i ghedesi si sono tramandati la tradizione di sfregare il fazzoletto sulla lapide del pavimento della chiesa in cerca di protezione e fortuna. Ma c’è una ragione in più che ha colpito lo staff del presidente inducendolo a sottoporre l’e-mail a Mattarella: lì sono state anche custodite le bare dei morti di covid in attesa della cremazione, «e la scelta è stata di conforto per i miei concittadini che sapevano che i loro defunti erano in buone mani. Si sentivano rincuorati dalla convinzione che quelle antiche anime avrebbero fatto compagnia ai loro cari, li avrebbero accuditi e accompagnati. Una pagina tristissima della storia attuale che i morti della fossetta hanno lenito».•.

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