Legge sulla caccia «impallinata»

di C.REB.
  Fabio Rolfi: assessore regionale
Fabio Rolfi: assessore regionale
  Fabio Rolfi: assessore regionale
Fabio Rolfi: assessore regionale

Il Governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge venatoria regionale. Il pacchetto normativo prevedeva alcune misure che avevano già fatto discutere in sede di approvazione, come la guerra totale ai cinghiali, l’obbligo per le guardie ecologiche di indossare giubbotti «catarifrangenti» e nuove concessioni ai capannisti. La legge concedeva la possibilità di cacciare la beccaccia fino al 31 gennaio nei soli Atc il sabato e la domenica, e consentiva al capannista di usufruire del pacchetto di 15 giornate per la vagante alla migratoria dal primo di ottobre (prima si poteva solo dal 15). La Regione aveva introdotto il permesso di cacciare il cinghiale per tutto l’anno, anche di notte con l’ausilio di visori a infrarossi. Anche l’introduzione del giubbotto catarifrangente che avrebbe reso riconoscibili le guardie a distanza, agevolando bracconieri e uccellatori, era finito nel mirino delle polemiche. Ora i tecnici del Governo hanno ravvisato dei presunti profili di incostituzionalità nel provvedimento regionale. «I ministri romani hanno gettato la maschera: per loro non esiste il problema in Lombardia. Del resto non hanno mai messo piede in un campo o in un’azienda agricola», afferma l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi. «Assistiamo quotidianamente a sfilate e ad annunci da parte dei ministri che - incalza Rolfi - in pubblico dicono di voler affrontare i problemi, ma poi nelle stanze istituzionali fanno l'esatto opposto. Per contenere il cinghiale non esiste un’alternativa alla caccia. O se qualcuno l'ha scoperta, lo dica. Abbiamo i campi devastati nelle zone alpine e prealpine. I cinghiali nella nostra regione causano un incidente stradale ogni tre giorni. Abbiamo registrato anche dei morti per colpa degli attraversamenti stradali». Nel 2019 la Regione ha rendicontato 600.000 euro di danni all’agricoltura provocati da questa specie». Oltre 50 mila sono stati denunciati nel Bresciano. «Siamo convinti che la legge regionale rientri perfettamente nei limiti disegnati dal quadro normativo nazionale e che in sede di Corte costituzionale sarà riconosciuta la legittimità della nostra azione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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