Mella e Chiese contaminati dai veleni «alieni»

di V.MOR.
Le analisi su Chiese e Mella risalgono alla scorsa primavera
Le analisi su Chiese e Mella risalgono alla scorsa primavera
Le analisi su Chiese e Mella risalgono alla scorsa primavera
Le analisi su Chiese e Mella risalgono alla scorsa primavera

Adesso è davvero allarme. Per la prima volta dall’avvio della campagna di monitoraggio le analisi dell’Arpa hanno registrato valori fuori norma dei Pfas e Pfos nei principali corsi d’acqua della Bassa. Nel Chiese i «veleni» hanno oltrepassato la soglia massima di 0,65 ng/l a Montichiari nel corso dei prelievi del 15 marzo e 4 aprile 2019. Sforamento anche a Villanuova, dove sempre nel fiume Chiese, il 3 aprile 2019 è stata rilevata una concentrazione di Pfos sopra la linea di sicurezza. Una situazione di contaminazione drammatica che - dopo l’epidemia di legionella e polmonite - innescata dal brodo batteriologico in cui era ridotto nell’estate 2018 il Chiese -, dovrebbe spingere a una riflessione sanitaria sui rischi di scaricare nel Chiese le montagne di fosforo prodotte in futuro dalla depurazione dei reflui fognari del Garda. Concentrazioni fuori norma di Pfos sono state rilevate anche nel Mella e precisamente nel territorio di Pralboino. I pericolosi effetti sulla salute umana dei Pfos, acido perfluoroottansulfonico, sono stati scoperti recentemente. L’inquinante appartiene alla famiglia delle sostanze organiche perfluoroalchiliche, ovvero i Pfas. Si tratta di composti chimici contenenti lunghe catene di carbonio, per questo impermeabili all’acqua e ai grassi. GRAZIE ALLE LORO caratteristiche sono stati utilizzati in prodotti industriali e di consumo per aumentare la resistenza alle alte temperature, grassi e acqua, di tessuti, tappeti ed abbigliamento, rivestimenti di carta ad uso alimentare, di pentole antiaderenti, nonché in schiume antincendio. La sostanza viene assimilata nel sangue attraverso l’acqua, sia del rubinetto sia dei cibi, ed è altamente tossica. Le molecole di «veleno» non vengono metabolizzate o espulse dal corpo umano, se non in minima parte e nel corso di decenni, portano ad alterazioni ormonali e conseguenti malattie. L’Agenzia regionale per la protezione ambientale ha deciso anche di attivare i laboratori di Brescia per determinare la presenza di Pfas che non hanno oltrepassato la soglia massima di 3 ng/l. E per la precisione, stando ai dati analitici di Arpa, nel comparto discariche di Montichiari il dato ufficiale è quello tra 0,021 ng/l e 0,005 ng/l. Stesso discorso vale per Lonato, dove dalle analisi di siti dismessi i valori di Pfas sono praticamente identici a quelli di Montichiari. Sta di fatto che nell’elenco dei punti di monitoraggio delle acque sotterranee spiccano Bedizzole, Calvisano, Gambara, Lonato, Montichiari, Montirone e Pralboino. Tutti territori che tra discariche attive, dismesse e problemi con i nitrati, hanno una situazione ambientale delicata. •

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