Nella ex cava
spunta un bunker
di «veleni»

di Valerio Morabito
I contenitori sparsi nel sito della frazione di Montichiari
I contenitori sparsi nel sito della frazione di Montichiari
I contenitori sparsi nel sito della frazione di Montichiari
I contenitori sparsi nel sito della frazione di Montichiari

A Montichiari è spuntato l’ennesimo «cimitero» di veleni. Nella cava dismessa Baratti sono stati accatastati dei fusti contenenti residui di sostanze sospette. Il sito si trova nel cuore dell'Ate 43 di Vighizzolo, ovvero non troppo distante dagli ingressi agli impianti di smaltimento rifiuti della Gedit e della Edilquattro. Parte del materiale è abbandonato in una piccolo buker dove all’ingresso è rimasto un cartello arruginito con l’avvertimento «sostanze irritanti e nocive».

 

IL BACINO DI SCAVO esaurito Baratti, da non confondere con la discarica «Baratti» che con l’Accini e la Bicelli formano il trittico di siti di «archeorifiuti» in attesa di bonifica, custodisce anche altre scorie. Bombole di gas esaurite, contenitori in latta, decine di bottiglie in vetro e macerie di edilizia. Altri bidoni in metallo presentano tracce di fluidi che a causa della ruggine dei contenitori sono fuoriusciti lasciando sul terreno delle inquietanti chiazze nerastre. Altri fusti contenenti presumibilmente olii esausti sono stati dati alle fiamme . Questo è soltanto quello che si vede in superficie in quanto sottoterra o tra la vegetazione potrebbero essere stati tumulati altri rifiuti. La cava Baratti di Vighizzolo, che è stata ceduta ad un altro privato, è uno dei tanti siti da bonificare di Montichiari. Una zona che, potenzialmente, potrebbe ospitare una porzione di bosco salvia-aria che è uno dei progetti di cui si discute da qualche anno.

 

MA PRIMA di tutto nella cava Baratti dovrebbe essere effettuato un piano di caratterizzazione, per censire la natura degli inquinanti. L’ex bacino di escavazione confina anche con la «strada dei cavatori», opera rimasta a metà del guado dopo un quarto di secolo di gestazione. L’anno scorso il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso presentato dai proprietari dei fondi di Vighizzolo che avevano impugnato l’accordo quadro tra Comune e titolari di attività di escavazione. Un ricorso rivolto anche al presidente della Repubblica e che era stato ritenuto «inammissibile», perché le aree al centro della contesa erano già state oggetto di un contratto preliminare di vendita sottoscritto proprio dai ricorrenti. A questo proposito, proprio ieri in Broletto si è svolto un vertice tra sindaco di Montichiari, imprenditori del settore cave dell’Ate 43. «L’obiettivo è dare una sterzata alle opere di compensazione del bacino dopo 5 anni di immobilismo», spiega il primo cittadino Marco Togni.

 

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