Nuova via di scalata
verso Le Marmere:
l’essenza della libertà

di Fausto Camerini
La guida alpina Stefano Michelazzi ha battezzato 79 vie di salita
La guida alpina Stefano Michelazzi ha battezzato 79 vie di salita
La guida alpina Stefano Michelazzi ha battezzato 79 vie di salita
La guida alpina Stefano Michelazzi ha battezzato 79 vie di salita

Nell'entroterra del Benaco, sulla linea di cresta tra il bacino del più grande lago italiano a est e il solco della Valsabbia a ovest c’è una montagna il cui profilo e la sua rocciosa parete sud sono visibili e riconoscibili anche dalla pianura. Il nome della montagna? Le Marmere. Che nella antica carta del Regno Lombardo Veneto del 1833 era chiamato Monte della Coda perché la sua forma dava l'impressione di una gigantesca coda orientata verso l'alto. IN QUESTI GIORNI la verticalità della sua bianca parete che emerge imponente dai verdi boschi sottostanti ha visto all'opera Stefano Michelazzi, guida alpina di Roè Volciano con due compagni di cordata Eleonora La Leo e Gianfranco De Giacomi detto Jonny di Caino. «Il profumo dei gelsomini» è la nuova suggestiva via di arrampicata di 360 metri che hanno aperto nel settore della parete più vicino all'aspro valico del Passo del Buco del Tedesco. Stefano Michelazzi e soci hanno superato difficoltà del sesto grado superiore in un fantastico ambiente naturale, sudati e affaticati ma rinfrescati dalle fresche brezze che soffiano dal lago. Poi, finalmente la vetta della montagna da dove al panorama offerto dalle azzurre acque del lago di Garda dominato dalla mole del Monte Baldo, s'ammirano le Piccole Dolomiti Bresciane e le montagne di Valtrompia e Valsabbia e, a meridione, lo sguardo arriva sino agli Appennini. Per Michelazzi, profondo conoscitore della zona, si tratta della settantanovesima nuova via di arrampicata. «Quando arriverò a 80 farò una grande festa», confessa soddisfatto e sorridente uno dei veterani delle arrampicate. MONTAGNA MOLTO amata e frequentata Le Marmere che sublima le virtù delle mete in quota della nostra provincia. Il valore aggiunto è il Rifugio Pirlo allo Spino che offre un ottimo punto d'appoggio ad alpinisti ed escursionisti. La cresta sommitale è percorsa da un nemmeno troppo impegnativo sentiero attrezzato mentre la sua parete sud attirò l'attenzione dei rocciatori sin dal 1965 quando Dario Podavini e Piero Fucina aprirono la prima via di arrampicata. Ma sono stati soprattutto gli anni Novanta del secolo scorso a lanciare la parete in territorio di Salò all'attenzione del mondo degli alpinisti quando quasi a ogni stagione venivano aperte nuove vie di arrampicata tanto che oggi buona parte di quelle rocce verticali sono state esplorate e superate. E proprio per questo motivo l’impresa di Michelazzi, La Leo e De Giacomi non resterà sicuramente l'ultima. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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