Oltre 450 pescatori «naufragano» sbattendo sulla diga idroelettrica

di Cinzia Reboni
Gianfranco Illarietti    si è rivolto anche alla procura per segnalare le presunte anonalie idraulicheAnche Legambiente appoggia la battaglia legale del Lago Isoletta
Gianfranco Illarietti si è rivolto anche alla procura per segnalare le presunte anonalie idraulicheAnche Legambiente appoggia la battaglia legale del Lago Isoletta
Gianfranco Illarietti    si è rivolto anche alla procura per segnalare le presunte anonalie idraulicheAnche Legambiente appoggia la battaglia legale del Lago Isoletta
Gianfranco Illarietti si è rivolto anche alla procura per segnalare le presunte anonalie idraulicheAnche Legambiente appoggia la battaglia legale del Lago Isoletta

«I fiumi bresciani versano davvero in cattive... acque. All’inquinamento, alla mancata depurazione e allo sfruttamento sfrenato per usi agricoli si aggiunge ora un ulteriore elemento di depauperazione ambientale, rappresentato dai numerosi sbarramenti realizzati da imprese private per produrre energia elettrica. Un fatto di per sé positivo, perché si tratta di energia rinnovabile, ma che, se valutato singolarmente, appare dannoso per l’ecosistema». A lanciare l’allarme è il Circolo Legambiente Franciacorta che punta il dito sulla centrale idroelettrica di Fenili Belasi sul fiume Mella ad Azzano. Si tratta di uno sbarramento costruito nel 2017 che produce energia elettrica per tutto l’anno, esclusi i mesi da maggio ad agosto per consentire alle derivazioni di irrigare i campi della Bassa. «Da tempo teniamo sotto osservazione l’impianto - spiega il presidente del circolo Silvio Parzanini -, e non riusciamo a capire il motivo per cui nel periodo estivo, durante il quale non può produrre energia elettrica, debba comunque condizionare il deflusso delle acque del fiume mantenendo il bacino di accumulo sempre pieno». FORTUNATAMENTE «quest’anno le piogge hanno consentito di mantenere il flusso minimo vitale, ma lo scorso anno abbiamo potuto osservare come, mantenendo alto lo sbarramento della centrale, il fiume fosse diventato un piccolo rigagnolo che ha provocato una morìa di pesci, documentata dai sopralluoghi delle autorità e della stessa Arpa», spiega Parzanini. A pagare dazio è la vicina struttura di pesca sportiva Lago Isoletta di Azzano. La diga, in base alla portata d’acqua e all’apertura dello sbarramento, penalizza l’attività dello storiometro. Il caso più eclatante nell’ottobre del 2018, in seguito ad un’esondazione della roggia Mandolossa. «All’interno dell’invaso, prima di allora, c’erano circa 40 mila esemplari tra storioni, carpe e pesce persico - spiega Gianfranco Illarietti, presidente dello storiodromo e del circolo sportivo Lago Isoletta, aperto nel 1999 e che oggi conta 460 iscritti -. La causa dell’esondazione non è dovuta solo alle particolari condizioni atmosferiche di quella sera, ma anche al fatto che dal 2017 il livello delle acque del bacino idrico viene abbassato o alzato a seconda delle esigenze della ditta che gestisce la centrale. Questa operazione provoca delle conseguenze gravi, mettendo a rischio il circolo sportivo». Illarietti - che nel 2018 ha subìto danni per 120 mila euro - ha presentato numerose denunce ed esposti: ai carabinieri di Bagnolo, alla procura, al Tribunale regionale delle acque pubbliche, al settore Ambiente della Provincia, all’Aipo e naturalmente al Comune di Azzano. «Ma non ho ottenuto risposte», spiega sconsolato. Ma Illarietti non è rimasto solo a portare avanti la sua «battaglia». Legambiente, che si era già fatta carico di segnalare alle istituzioni «il grave pericolo territoriale», ha chiesto ora di verificare il fermo dell’attività della centrale idroelettrica, come previsto per i mesi estivi, e «capire se le paratie sono state aperte, compresa quella per lo svuotamento dell’invaso, consentendo così il normale deflusso delle acque». «Appare evidente che esiste una situazione di pericolo causata dalla modificazione del regime idrico del Mella dopo che la centrale idroelettrica è entrata in funzione - scrive Parzanini -. Durante le piene, non solo il fiume esonda uscendo dalla sponda destra a monte della diga, che viene alzata al suo massimo livello per sfruttare la massima portata dell’acqua a fini idroelettrici, ma fa straripare anche la roggia Mandolossa, per cui il centro di pesca sportiva viene allagato e danneggiato nelle attrezzature e nella qualità delle sue acque, con gravi ripercussioni sulla fauna ittica». MA NON È TUTTO. «Per creare l’accesso alla centrale e alla diga, sulla sponda del fiume è stato realizzato con terra e ghiaia un innalzamento di tre metri - si legge nella segnalazione di Legambiente -. La modificazione impedisce all’acqua uscita dalla roggia Mandolossa e dal fiume di rientrarvi, causando ristagni, formazioni di fango, proliferazione di insetti e difficoltà di accesso al laghetto per le manutenzioni». •

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