Per Piovani l’abbraccio della gente

«Franco aveva un dono: saper giudicare la qualità delle cose, separando quelle buone da quelle cattive. Una capacità che esprimeva nella sua missione di giornalista, ma anche nella sua professione di fede, valutando nelle situazioni concrete della vita le vie di Dio orientando le proprie azioni verso di esse». Ispirandosi alle scritture sacre sul dono del discernimento, il parroco di Manerbio monsignor Alessandro Tuccinardi ha ricordato la figura di Franco Piovani durante i funerali celebrati ieri mattina in una chiesa gremita. Pochi i politici e i rappresentanti delle istituzioni, ma tantissima gente comune, quella con cui Franco sapeva dialogare cogliendone sempre la parte migliore. Un ultimo abbraccio toccante e senza retorica come avrebbe voluto Franco Piovani, voce storica dell’informazione bresciana scomparso martedì all'età di 88 anni. Don Tuccinardi ha sottolineato la sensibilità di Piovani verso i temi culturali e sociali che lo spingeva a partecipare alle attività delle Acli, dei Lions e della Lum, la libera università di Manerbio: «Sapeva cogliere come pochi l’essenza dei fatti inserendoli nel contesto della nostra epoca», ha rimarcato il parroco. Emozionante il ricordo di Franco Piovani da parte del responsabile alla Cultura della diocesi, monsignor Gabriele Filippini: «Le sue cronache trasformavano fatti ordinari in eventi straordinari, perché Franco scriveva della gente e per la gente e la sua attenzione ai bisogni delle persone non era fine a stessa: “Senza cultura sociale i valori cristiani non possono germogliare”, ripeteva». Monsignor Filippini ha infine svelato un fatto sconosciuto a molti: «Franco spesso arrivava con un’offerta, invitandoci a devolverla agli indigenti: “voi sapete meglio di me chi aiutare”, diceva». •