Piante «mangia
-puzza» l’innovativo
progetto emigra

di Valerio Morabito
Dopo il bosco scherma discariche a Montichiari tramonta anche il progetto delle piante «mangia-puzza»
Dopo il bosco scherma discariche a Montichiari tramonta anche il progetto delle piante «mangia-puzza»
Dopo il bosco scherma discariche a Montichiari tramonta anche il progetto delle piante «mangia-puzza»
Dopo il bosco scherma discariche a Montichiari tramonta anche il progetto delle piante «mangia-puzza»

La pattumiera d’Europa poteva diventare il primo paese della Lombardia a sperimentare le piante «mangia-puzza». La burocrazia ha fatto invece «appassire» il progetto con buona pace dei residenti di Vighizzolo alle prese da anni con l’incubo del tanfo. E il rimpianto cresce pensando che l’idea sarà sfruttata altrove. La Regione Piemonte ha stanziato i fondi per allestire delle piante nelle aule scolastiche. Le risorse sono state reperite grazie all’emendamento al bilancio presentato dal consigliere Andrea Tronzano. Il progetto è frutto dei contatti tra l’Associazione florovivaisti del Piemonte e il floricoltore di Montichiari Mario Chesini. Quindi per Vighizzolo, luogo in cui sono stati avviati gli studi per questo progetto sponsorizzato anche dal ministero dell'Ambiente, oltre al danno è arrivata anche la beffa. Gli studi di Mario Chesini, che tra l'altro vive a Vighizzolo, erano iniziati nel 2014 su mandato del sindaco dell’epoca Elena Zanola particolarmente sensibile alle questioni ambientali. «Prima di scegliere quali piante sistemare nelle aule e nei corridoi – racconta Chesini – avevamo svolto delle rilevazioni sull’anidride carbonica. Nell'aula in cui erano state sistemate le piante, i macchinari avevano rilevato un -8220 per centimetri cubi di ioni negativi. In sostanza c'era un'aria simile a quella di montagna». Il monitoraggio si è chiuso nel 2015. Il progetto è stato rilanciato dal sindaco Mario Fraccaro. Nell'ottobre del 2016 si è registrato l’episodio dell’ondata di tanfo che provocò l’intossicazione di alunni e maestre della scuola elementare di Vighizzolo. L’operazione a quel punto subì una brusca accelerata. «Nel 2016 il Comune – ricordato Chesini – mi ha contattato per redarre un nuovo preventivo contenuto nei costi e ho fatto altre rilevazioni legate al numero dei bambini, la loro altezza e peso per comprendere quanto ossigeno bruciano». Sarebbero state 8 le aule della scuola da purificare, ma nei primi mesi di gennaio 2017 il progetto viene stoppato da problemi burocratici legati alla sicurezza. «Le piante occupano spazio e intralcio in caso di emergenza, vanno annaffiate e travasi d'acqua potrebbero costituire fonte di scivolamento, i vasi e le piante potrebbero costituire rifugio per gli insetti», sono alcune delle motivazioni che accompagnarono il parere negativo.

«NELL’ESTATE del 2018 – spiega il florovivaista – sono stato contattato dal Comune che mi ha informato che la Provincia aveva autorizzato il progetto. Da quel momento, però, non ho saputo più nulla». Ed è un peccato, perché nella scuola sarebbero state sistemate 7 tipi di piante (raphis, areca, dracene, anthurium e chlorophytum) che avrebbero ridimensionato anche la quantità di ammoniaca nell'aria. Quindi il progetto di inserire le piante mangia veleni nella scuola di Vighizzolo si è arenato, proprio come la mitigazione ambientale intorno alle discariche e cave, mentre in queste ultime settimane il tanfo è tornato ad avvolgere Vighizzolo.

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