Polizia provinciale, un altro anno in trincea

di Paolo Baldi
Uno stoccaggio di materiali plastici di recupero finito nel mirino della polizia provinciale
Uno stoccaggio di materiali plastici di recupero finito nel mirino della polizia provinciale
Uno stoccaggio di materiali plastici di recupero finito nel mirino della polizia provinciale
Uno stoccaggio di materiali plastici di recupero finito nel mirino della polizia provinciale

Una decina di anni fa in organico c’erano 125 persone; poi è arrivata la più o meno casuale mannaia governativa, che insieme al ridimensionamento delle Province ha tagliato pesantemente anche i corpi di polizia provinciale. Oggi, distribuiti nei diversi settori operativi, gli agenti e gli ufficiali coordinati dal Broletto sono solo una settantina, ma i notevoli risultati nel campo della repressione di una vasta gamma di reati, così come quelli raggiunti in servizi diversi, parlano da soli. Sono stati riassunti ieri nella sede del corpo di via Romiglia, a Brescia, e nel bilancio generale relativo al 2019, dando concretezza all’affermazione del vicepresidente provinciale Guido Galperti che ha introdotto la mattinata parlando di «una sola famiglia», c’è stato spazio anche per la presentazione dei numeri del lavoro svolto dalla guardie ecologiche volontarie coordinate dal Broletto e delle guardie venatorie volontarie della Provincia, che si occupano in particolare (nel secondo caso) di reati legati alla caccia e alla pesca. L’esordio è toccato al commissario Fabio Peluso e all’operatività del Nucleo ambientale della polizia provinciale. Di alcuni particolari quasi incredibili emersi durante la vasta attività investigativa, attuata anche nell’ambito dei cosiddetti «controlli speditivi» concordati con la Prefettura, riferiamo nel servizio a fianco. Come «introduzione» basti ricordare che le quasi 150 operazioni attuate in tutta la provincia lo scorso anno hanno fruttato sanzioni legate a illeciti penali per oltre 100 mila euro, e altri 20 mila euro per la verbalizzazione di infrazioni di tipo amministrativo. SONO FINITI sotto la lente siti di stoccaggio e lavorazione di plastiche usate, campi trasformati in paludi di liquami, capannoni adibiti al recupero e al commercio di rottami metallici, produttori di calcestruzzi e asfalti e via inquinando. Come sottolineato da Peluso, il quale ha anche citato ironicamente la polemica ancora aperta con una parte consistente delle Gev ricordando che nonostante questa nel 2019 l’attività di segnalazione e repressione dei reati ambientali è stata incrementata, una parte significativa delle denunce «è scaturita da segnalazioni dirette dei volontari seguite da interventi altrettanto immediati della polizia provinciale». Forse pochi lo sanno, ma la provinciale svolge anche un servizio (non continuativo) di vigilanza sui tre laghi (sul Sebino in collaborazione con la Provincia di Bergamo), occupandosi tra le altre cose proprio in questi giorni di una importante campagna ittiogenica, e opera anche nella vigilanza e nell’assistenza agli infortunati sulle piste da sci di Temù. C’è poi un nucleo di ufficiali e agenti distaccati negli uffici della procura della Repubblica, e infine, oltre a gestire un piccolo gruppo incaricato della sicurezza stradale, buona parte del personale è operativo nel Nucleo ittico venatorio: una trentina di persone che oltre a reprimere i sempre diffusissimi reati legati alla caccia e alla pesca (96 accertamenti penali e 360 di tipo amministrativo in ambito venatorio nel solo 2019) si occupano anche dell’essenziale servizio di recupero della fauna selvatica ferita o in difficoltà (e pure di quella morta) e del trasporto nel centri di cura degli animali raccolti in tutto il Bresciano. •

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