Quando Ludriano ha rischiato di essere cancellato per sempre

di M.MA.
Domenica SavioriUna foto d’epoca dei sili riempiti di esplosivi dai tedeschi
Domenica SavioriUna foto d’epoca dei sili riempiti di esplosivi dai tedeschi
Domenica SavioriUna foto d’epoca dei sili riempiti di esplosivi dai tedeschi
Domenica SavioriUna foto d’epoca dei sili riempiti di esplosivi dai tedeschi

L’8 settembre è ormai vicino, e a Ludriano c’è chi ricorda bene una vicenda ambientata subito dopo la stessa data del 1943, quella dell’armistizio, quando il paese ha rischiato di essere spazzato via da una gigantesca esplosione. Se ne ricorda Domenica Saviori, 78 anni, titolare insieme alle figlie Laura e Marzia dell’unico bar della frazione di Roccafranca; un migliaio di abitanti in tutto. Il suo racconto si mescola con quello delle fatiche del padre Giovanni, che fu bersagliere del battaglione Sabauda e poi vittima dei rastrellamenti tedeschi che seguirono appunto l’8 settembre. «Mentre mio padre veniva catturato - spiega Domenica - noi eravamo alle prese con le conseguenze dell’armistizio. Ludriano accolse in breve tempo due piccoli campi profughi. C’erano soprattutto polacchi e russi, e prima di ritirarsi nel 1945, le camionette naziste si avvicinarono e tentarono un blitz per rastrellarli e portarli nei campi di concentramento. Avevo quasi quattro anni, ma qualcosa ricordo; anche perché io e mia madre fummo prese e gettate con forza contro una cancellata, ma la scampammo». Poi arrivarono gli alleati: «Quello fu il momento più bello e più brutto al tempo stesso. Vivevo nella cascina Monasterolo (ancora presente) e proprio con la liberazione si scoprì che a pochi metri da noi, nei quattro silos in cemento realizzati in una cascina a Ovest, era stipato un arsenale. Fu smantellato pezzo per pezzo da militari e civili che tirarono fuori armi e munizioni. Fino a poco tempo prima, ai tempi dei bombardamenti alleati sarebbe bastata la mitragliatrice di un aereo a far saltare in aria l’intero paese». Dopo l’8 Settembre, in effetti, oltre alle rappresaglie dei tedeschi ci furono gli attacchi aerei degli alleati per la ritardata presa di posizione di Badoglio. «INUTILE DIRE - aggiunge Domenica - che se avessero saputo di quell’arsenale gli americani non ci avrebbero pensato due volte a bombardarlo. Sarebbe stata la fine di Ludriano. Non dimentico quante bombe per aereo, nastri per mitragliatrice e bombe a mano vennero fuori da costruzioni che avrebbero dovuto ospitare foraggio per il bestiame. Noi ci giocavamo a un passo». Un caso fortunato, come fortunata fu la sorte del padre di Domenica: «Arrivò circa un anno dopo l’8 Settembre. Magro e con la barba lunga, era irriconoscibile. Mio padre fu impegnato nella campagna d’Africa, in Etiopia, e successivamente fu catturato mentre da Velletri si stava spostando a Firenze. Sopravvisse per un anno in un campo di concentramento minore nel Nord della Germania: la sua dieta era fatta di erba e scarafaggi». •

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