Raffineria Metalli Capra «Spezzatino» indigesto

Una veduta aerea dello stabilimento delle Raffinerie Metalli Capra a Castel Mella: la struttura produttiva sarà messa all’asta il 25 marzo
Una veduta aerea dello stabilimento delle Raffinerie Metalli Capra a Castel Mella: la struttura produttiva sarà messa all’asta il 25 marzo
Una veduta aerea dello stabilimento delle Raffinerie Metalli Capra a Castel Mella: la struttura produttiva sarà messa all’asta il 25 marzo
Una veduta aerea dello stabilimento delle Raffinerie Metalli Capra a Castel Mella: la struttura produttiva sarà messa all’asta il 25 marzo

•• Trenta milioni e 483 mila euro: è la stima fissata dal Tribunale per l’acquisto dei siti di Castel Mella e Montirone della Raffineria Metalli Capra, che andranno all’asta il mese prossimo. Le offerte d’acquisto dovranno essere depositate nello studio del notaio Stefano Midolo di via Moretto 84 entro il 25 marzo: il giorno successivo si procederà all’apertura delle buste. In caso di mancata offerta per il lotto unico, verranno prese in considerazione le proposte relative ai due rami d’azienda separati, valutati in 22.694.066 euro per quello di Castel Mella e 7.789.458 euro per Montirone. Per ciascuno dei due comparti il ministero all’Ambiente ha destinato un milione di euro ai fini della messa in sicurezza, ma «con tempistiche e attuazioni operative che ad oggi non sono note nè prevedibili da parte della curatela fallimentare», si legge nella relazione allegata al bando d’asta. Che precisa inoltre che il materiale contaminato «è adeguatamente custodito nel rispetto delle normative» e che «la custodia, il monitoraggio e le spese di conferimento al sito nazionale previsto dalla legge, ma non ancora realizzato, graverà sull’acquirente dei rispettivi rami d’azienda». La cessione della società, fallita a gennaio 2019, comprende i compendi immobiliari, il patrimonio mobiliare e 59 rapporti di lavoro ancora in essere (39 per Castel Mella e 20 per Montirone), in Cassa integrazione fino al 28 marzo. A Castelmella sono depositati 8.821 chilogrammi di materiale originariamente contaminato con Cesio 137, conservato in 25 contenitori metallici e 3 big bag. La detenzione per un periodo che è quasi paragonabile al tempo di dimezzamento del Cesio 137 ha fatto in modo che la concentrazione media del contenuto di 18 contenitori, pari a 3.920 chilogrammi, sia decaduto a valori inferiori a 1 Becquerel. A Montirone sono invece stoccati 21.834 chilogrammi di materiale contaminato, in 18 fusti e 12 cassoni metallici. Anche in questo caso, 7 contenitori, per un peso di 3.802 chilogrammi, hanno valori di contaminazione inferiori ad un Becquerel. In entrambi i siti, il materiale è chiuso in due bunker in cemento armato realizzati intorno alla metà degli anni ’90. Parte del ricavato dalla vendita dei due rami d’azienda della Metalli Capra potrebbe essere «dirottato» sulla bonifica del sito di Capriano, per la quale non basterà certo il milione di euro stanziato dal ministero all’Ambiente. «La gestione della “partita Capra“ ci trova contrari - sottolinea Giorgio Armani, consigliere di minoranza del gruppo CambiaVento -. Riteniamo che lo scorporo della discarica di Capriano dall’asta non sia corretto. C’è il rischio che i problemi di gestione e di messa in sicurezza del sito finiscano per ricadere sui cittadini». Anche per il sindaco Stefano Sala «si deve procedere con un programma unitario su tutti i siti dell’azienda fallita sia sotto il profilo della messa in sicurezza che della cessione». •.

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