Scoperta la
cooperativa del
lavoro fantasma

di Valerio Morabito
La cooperativa fantasma produceva false attestazioni di lavoro
La cooperativa fantasma produceva false attestazioni di lavoro
La cooperativa fantasma produceva false attestazioni di lavoro
La cooperativa fantasma produceva false attestazioni di lavoro

Una cooperativa «fantasma». Non si occupava di far incontrare le offerte con le domande di lavoro. Per il semplice fatto che non esisteva. All’indirizzo della sede legale non c’erano uffici, ma un alloggio sfitto di un ignaro pensionato. O meglio la cooperativa qualcosa produceva: era il «documentificio» di false attestazioni lavorative per consentire agli stranieri di ottenere un permesso di soggiorno. LA VICENDA È VENUTA alla luce quando uno dei beneficiari dei finti documenti non avesse fatto ricorso al Tar dopo aver visto bocciato la richiesta di permesso di soggiorno. Il 40enne marocchino ha impugnato la decisione chiamando in causa il Ministero degli Interni, ma la sua richiesta è stata respinta. Nel dispositivo della sentenza pronunciata dai giudici amministrativi viene ricostruita l’attività investigativa degli inquirenti. «La prima sede legale della cooperativa si trova in un condominio residenziale del centro storico, ma sul posto non è stato possibile reperire nessuna notizia utile - si legge -. La seconda sede legale corrisponde a un appartamento in un condominio residenziale della periferia, dove abita una famiglia di cittadini extracomunitari che non ha alcun collegamento con la cooperativa. Sui citofoni e sulle cassette delle lettere di questo secondo condominio non risulta né il nome della cooperativa né quello del titolare, che risiede in un’altra via di Carpenedolo». STA DI FATTO che una volta rintracciati, il titolare della presunta cooperativa avrebbe confermato lo svolgimento di attività lavorativa del nordafricano, il quale però avrebbe svolto le sue mansioni come socio in Emilia-Romagna. Tra l’altro, nel corso degli accertamenti svolti dall’Ispettorato del lavoro di Brescia, è emerso che il nordafricano «ha lavorato alla posa di impianti di irrigazione»in quanto era assunto da questa presunta cooperativa come«addetto al montaggio di tubazioni idrauliche». Ma a pesare come un macigno sulla decisione del Tar è stata «la struttura aziendale della cooperativa che non ha alcuna consistenza e da anni è sospesa persino la posizione assicurativa». Infine è stato messo in evidenza che lo straniero «ha allegato alla domanda del rinnovo del permesso di soggiorno documenti falsi, compresi quelli finalizzati a creare l’apparenza di un rapporto di lavoro inesistente». Ora si cercherà di appurare quante altre persone hanno usufruito delle attestazioni fraudolente della cooperativa fantasma. •

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