Scuola in coda per sette anni

di M.MA.
L’ex sindaco Camilla Gritti
L’ex sindaco Camilla Gritti
L’ex sindaco Camilla Gritti
L’ex sindaco Camilla Gritti

Ci sono voluti 7 anni di dibattimento, ma alla fine il Tar di Brescia ha dato ragione al Comune di Castelcovati. Ieri mattina l’ex sindaco Camilla Gritti ha fatto sapere che il Tar ha «riconosciuto il corretto operato della mia Amministrazione». Una sentenza che finisce per mettere in salvo anche il futuro della scuola materna. Ed ecco spiegato il motivo: la contestazione, arrivata da due privati cittadini, riguardava la destinazione pubblica di un’area che il Comune aveva individuato a fianco della materna come potenziale sfogo a un’eventuale espansione della materna Capitanio. I cittadini ritenevano illegittimi gli atti con i quali l’amministrazione aveva approvato il Pgt, relativamente all’ambito destinato alla realizzazione di una struttura pubblica. Le accuse dei privati riguardavano presunte violazione o falsa applicazione di legge, nonché violazione dei principi in materia di perequazione e compensazione e dei principi di sostenibilità anche economica delle scelte urbanistiche. Inoltre veniva contestato un presunto eccesso di potere per «manifesta illogicità e irrazionalità della scelta localizzativa, per contraddittorietà e per deficit istruttorio e motivazionale». Per il Tar tutto infondato: «Le scelte effettuate dall’amministrazione, in occasione dell’adozione di uno strumento urbanistico, costituiscono apprezzamenti di merito sottratti al sindacato di legittimità, rimanendo all’amministrazione riservata la più ampia discrezionalità nell’individuare le scelte ritenute idonee per disciplinare l’uso del proprio territorio, con valutazione ponderativa degli interessi in gioco rispetto al fine pubblico». Soddisfatti della sentenza l’ex sindaco Camilla Gritti e l’assessore di allora all’urbanistica (ancora in carica) Demis Nodari: «Per noi si è trattato - affermano - dell’ennesima dimostrazione di buona amministrazione». Con questa sentenza la materna si svincola anche dallo stop all’edificazione di nuove aree imposte da Regione Lombardia con decorrenza successiva a quell’atto. Infatti se l’atto fosse stato bocciato, oggi sarebbe impossibile rintracciare nuova aree edificabili se non mediante lo scomputo di spazi già edificabili e ancora inutilizzati. •

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