«Sul depuratore ha prevalso il business»

di Cinzia Reboni

«Inutile nascondere gli escrementi sotto la sabbia, anzi sotto la Valsabbia». Così il deputato Alberto Zolezzi ha replicato alle risposte del ministero dell’Ambiente, arrivate ieri per voce del sottosegretario Roberto Morassut, in merito all’interpellanza presentata a fine agosto dal parlamentare M5S sugli interventi di collettamento e depurazione del lago di Garda. Zolezzi si è detto parzialmente soddisfatto, sottolineando che «è bene aver chiarito una volta per tutte che la competenza nella scelta della localizzazione dei depuratori è in capo all’Ato, e che lo schema progettuale sarà oggetto di analisi e osservazioni da parte di tutti gli enti interessati nel corso della Conferenza di servizi prevista nella procedura di Via». Così come è positivo che «siano state proposte prescrizioni, a partire dalla mappatura di tutti gli scarichi abusivi o meno, azione che potrà portare al collettamento e alla depurazione degli stessi e al miglioramento dello stato chimico ed ecologico del fiume, che sarà possibile valutare entro dicembre grazie agli studi di Arpa Lombardia. Bene pure che ci «si avvii verso la considerazione del “deflusso ecologico“ al posto del “minimo deflusso vitale“, con il conseguente incremento della portata necessaria al raggiungimento dell’obiettivo di qualità del corpo idrico e un conseguente aggiornamento delle portate in derivazione e del regime delle concessioni». Detto questo, però, i problemi rimangono. Morassut ha fatto un excursus del progetto, dal dicembre 2017 quando è stato sottoscritto il Protocollo d’intesa, alla scelta iniziale di Visano, poi scartata per una serie di criticità, tra cui la mancata disponibilità del sito per il depuratore, passando dall’ipotizzato ampliamento del depuratore di Peschiera, «che presentava diffuse e importanti criticità nella realizzazione del collettamento di tutta la parte lombarda, nonchè la necessità di acquisire un’area del demanio militare», fino allo soluzione portata alla Conferenza dei Comuni del 23 ottobre 2018, nel corso della quale veniva data comunicazione delle variazioni intervenute che, secondo quanto riferito dall’Ato, «non sono state oggetto di richieste di rettifica». IL RESTO È CRONACA recente. Il sottosegretario ha confermato che «compito del ministero era unicamente quello di fare una verifica sui possibili impatti sul fiume Chiese», concludendo che «sulla base della documentazione pervenuta, il fiume è compatibile con gli impianti di Gavardo e Montichiari, pur essendo emerse delle criticità ambientali, indipendenti dalla realizzazione dei depuratori, che hanno portato alle prescrizioni». La scelta del Chiese come recettore dei reflui gardesani «è chiaramente inopportuna - conclude Zolezzi -, e la logica di spostare i rifiuti di decine di chilometri è chiaramente un business. Ma ora i Comuni di quel bacino e i cittadini hanno strumenti in più per decidere come proseguire la mobilitazione anche attraverso eventuali ricorsi». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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