Tempio crematorio,
progetto
al tramonto?

di Riccardo Caffi
Domani approderà in aula la mozione anti-tempio crematorio
Domani approderà in aula la mozione anti-tempio crematorio
Domani approderà in aula la mozione anti-tempio crematorio
Domani approderà in aula la mozione anti-tempio crematorio

La domanda continua a crescere come le «code» delle salme in attesa. Con un corollario di famiglie spesso costrette a rivolgersi agli impianti fuori provincia. Eppure il Bresciano continua a essere ostinatamente refrattario alla nascita di nuovi templi crematori. Succede anche a Quinzano, dove la struttura autorizzata dalla Regione non ha vita facile e, alla luce della nuova discussione sul tema in Consiglio comunale, potrebbe finire in archivio.


DOPO l’alzata di scudi, nel dicembre scorso, contro l’inserimento a bilancio da parte della giunta di circa 20 mila euro destinati all’avvio della progettazione dell’impianto (già affidata alla partecipata Quinzano servizi), il Centrodestra per Quinzano rinnova il proprio «no» nei confronti del tempio e presenta una mozione per mettere ai voti «la rinuncia alla costruzione del forno crematorio e la contestuale revoca dei relativi incarichi affidati alla partecipata». La richiesta sarà discussa nella riunione del consiglio convocata per domani sera alle 20,45. E potrebbe trovare sostegno anche in parte della maggioranza pressata dalla protesta dei cittadini. All’inizio della primavera del 2016, accogliendo l’istanza presentata dal Comune della Bassa, la Regione aveva indicato Quinzano come sede di un impianto crematorio al servizio di un ampio territorio, «ritenendo la richiesta presentata, pari a due linee di cremazione a gas metano della potenzialità di 1.200 cremazioni-anno ciascuna, adeguata al soddisfacimento del fabbisogno totale regionale stimato al 2020». Al centro di un bacino di utenza che comprende la vasta pianura aperta tra Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova, il centro crematorio quinzanese dovrebbe rispondere ai bisogni della popolazione di molti Comuni della stessa area. «L’autorizzazione regionale è stata deliberata in funzione di due criteri vincolanti, ovvero un bacino d’utenza garantito da una associazione di più municipi e il soddisfacimento del fabbisogno regionale totale stimato al 2020, ma nessuno di questi due requisiti è stato soddisfatto», puntualizza la minoranza prendendo atto sia dell’assenza di protocolli del Comune, o di Quinzano dervizi, dai quali emergano accordi con comuni associati per la realizzazione del tempio, sia del fatto che nel maggio scorso «l’allora amministratore unico di Quinzano servizi ha risolto per inadempienza l’incarico di progettazione preliminare dell’impianto e ha indicato l’ingegner Giacomo Lorenzi per lo studio di fattibilità tecnico economica: un incarico non ancora ultimato ad agosto 2019 e probabilmente nemmeno a oggi». Sempre secondo l’opposizione, un motivo non secondario che spingerebbe verso l’accantonamento del progetto sarebbe creato dai «danni che il forno provocherebbe alla salute dei residenti, già vittime di situazioni ambientali poco salubri - afferma il capogruppo Gianfranco Bosio -. Esistono inoltre altri paesi in lista d’attesa per realizzazioni analoghe sul proprio territorio - aggiunge Bosio -, perciò Quinzano non è in alcun modo obbligato a farsi carico di questo fardello ambientale». I leghisti si sono dichiarati fin dall’inizio contrari all’operazione, anche se l’indicazione di Quinzano come sede è arrivata proprio da una Regione a guida leghista. Il progetto divide invece Forza Italia che, pur non avendo consiglieri a Milano, conta tra i propri membri favorevoli e contrari. La comunità non vuole l’impianto. Ecco perché domani sera in aula eventuali defezioni nelle file della maggioranza potrebbero garantire il successo della mozione.

Suggerimenti