Tragica esplosione in via Brede Bovezzo non dimentica i morti

L’immagine della devastazione della palazzina di Bovezzo causata dall’esplosione del gas
L’immagine della devastazione della palazzina di Bovezzo causata dall’esplosione del gas
L’immagine della devastazione della palazzina di Bovezzo causata dall’esplosione del gas
L’immagine della devastazione della palazzina di Bovezzo causata dall’esplosione del gas

Marco Benasseni Vent’anni fa, il 2 aprile 2000 la comunità di Bovezzo fu scossa da una tragedia. Ieri l’amministrazione comunale ha ricordato i cinque morti causati dall’esplosione della palazzina di via Brede con un video commemorativo. «L’intero paese tremò come scosso da un terremoto, in cielo si alzò una colonna di fumo - ricordano i testimoni - un boato squarciò quella tranquilla domenica di primavera». Il botto fu udito a chilometri di distanza: alle 11,05 parte di due piani di una palazzina in via Brede, abitata da 24 persone, fu devastata da un’esplosione. Una fuga di gas fece crollare parte dell’edificio falciando la vita di cinque persone, ferendone altre dodici. UN VIDEO emozionante, con la presenza dei rappresentanti dell’amministrazione, ha raccolto dichiarazioni e testimonianze, il finale affidato all’attore Filippo Garlanda che ha ricordato le vittime intrepretando la poesia «Il fanciullo di quando ero vivo» di Jacques Prévert. «La ferita provocata dalla morte dei nostri concittadini non si è mai rimarginata. A loro e ai loro cari dedichiamo questa giornata - ha dichiarato il sindaco Sara Ghidoni - a immutata memoria di una tragedia che ha sconvolto le vite di tante famiglie. Nel cuore di Bovezzo il parco Urbano intitolato al 2 Aprile porta indelebile il ricordo e il monumento Ombre di via Brede che qui è stato collocato parlerà per sempre a tutti noi di Angelo, Cristina, Carlo, Roberto e Luca e del vuoto lasciato dalla loro prematura scomparsa. A distanza di 20 anni in questa commemorazione silenziosa dettata da un’altra tragedia che si è abbattuta sulla nostra comunità proprio oggi sentiamo il bisogno di essere qui». Morirono Roberto Archetti detto Bobo, 43 anni e il figlio Luca di 8; Carlo Bonardi, studente universitario 19enne, la 36enne Cristina Faccio e il compagno Angelo Pizzuto, maresciallo dell’aeronautica. Quel giorno dall’intera provincia arrivarono a Bovezzo vigili del fuoco, ambulanze e un centinaio di volontari della Protezione civile che scavarono con le mani tra le travi di cemento e le macerie alla ricerca di feriti. Gianpietro Favalli, allora sindaco di Bovezzo, fu tra i primi ad intervenire. «Diede anima e corpo, nei giorni seguenti all’esplosione della palazzina - raccontano gli amici - non si rassegnava a quanto successo, tentando di riparare, per quanto possibile, ad un’ingiustizia del destino». •

Suggerimenti