Vigilanza ecologica, un «vuoto a perdere»

di Paolo Baldi
Alcune delle guardie ecologiche autosospese
Alcune delle guardie ecologiche autosospese
Alcune delle guardie ecologiche autosospese
Alcune delle guardie ecologiche autosospese

In un Paese normale, la semi paralisi di un servizio pubblico offerto a costo zero da volontari farebbe interrogare seriamente la politica. A partire dall’ente o dagli enti direttamente responsabili. A Brescia e in Lombardia, invece, questo non si verifica: il consiglio provinciale prima nomina un coordinatore contestato (con due esposti per diffamazione e con l’accusa di atteggiamenti intimidatori) dai diretti interessati, e poi, attraverso il vicepresidente Guido Galperti, dice di non avere competenze, di non voler entrare nel merito dell’agitazione di una grossa fetta delle guardie ecologiche volontarie che proprio dalla Provincia dipendono, rinviando l’eventuale soluzione del caso autosospensione al nuovo comandante della polizia provinciale. Nel frattempo, in un Paese che normale non è, sversamenti illegali e altri casi di inquinamento si moltiplicano, senza che nessuno, mancando appunto le Gev, se ne occupi seriamente. Il blocco delle Gev ha lasciato il territorio in balìa degli inquinatori come dimostrano i recenti casi a a Vighizzolo di Montichiari. In un Paese normale, alla luce di ciò chiunque sospetterebbe di essere di fronte a un tentativo di azzeramento della vigilanza; magari per fare un favore a chi, nella Bassa per esempio, non ha gradito nel passato i verbali piovuti per i tanti e colossali spargimenti di liquami zootecnici al di fuori delle regole. Sospetti forse mal riposti; anche se proprio una dichiarazione rilasciata alla stampa dal coordinatore contestato, il commissario della polizia provinciale Fabio Peluso, ha fatto riferimento a presunte contestazioni scorrette, ovvero a segnalazioni per abbandono di rifiuti a fronte proprio di spargimenti di liquami, sostenendo che questi ultimi non sono rifiuti. IN UN PAESE normale, un ricorso fatto da tre pubblici ufficiali (le Gev sono tali per legge, almeno nel momento in cui sono in servizio - gratuito - per l’ente da cui dipendono) contro un provvedimento di sospensione dal servizio troverebbe una risposta dall’ente a cui è stato presentato. Invece, a un soffio dai 30 giorni dalla presentazione, dalla Segreteria generale della Provincia e dai vertici della stessa non è arrivata alcuna comunicazione ai tre atti presentati con tutti i crismi da un legale. Consapevoli di non trovarsi in un Paese normale, le guardie ecologiche autosospese tornano a ricordare che il loro nuovo coordinatore ha «normalmente» concentrati nelle sue mani due incarichi apparentemente incompatibili, ovvero quello di un ufficiale dell’ufficio di Polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Brescia, con funzioni di tipo penale, e quello amministrativo di tutor della vigilanza ecologica. RICORDANO poi che essere paragonati ai volontari della Croce bianca da parte di Peluso non rende esattamente l’idea di una comprensione del loro ruolo, e che non comprendono come mai le nuove procedure operative di cui il loro responsabile parla, affermando che sono state discusse e votate in assemblea, non sono mai state sottoposte alla loro attenzione e neppure al loro voto. «Vorremmo sapere se esistono o meno al riguardo documenti ufficiali scritti o verbali di riunioni che attestano tale affermazione», dicono rivolte al Broletto. In questo Paese per niente normale ci sono voci autorevoli fuori dal coro, pronte a rilanciare un problema che forse, come una delle tante discariche abusive del Bresciano, si vuol far finire sotto qualche metro di terra. La voce di Celestino Panizza, per esempio. IL PRESIDENTE della sezione di Brescia dell’Associazione Medici per l’ambiente (Isde Italia) ricorda che «l’attività delle Gev è certo delicata, e i provvedimenti che ne derivano sono esposti a contestazioni perché disturbano il manovratore. È evidente che al mancato deciso sostegno da parte dell’amministrazione provinciale e alla loro difesa da parte della struttura dalla quale dipendono consegue un grave depotenziamento dell’azione di tutela del territorio». «L’Isde di Brescia è ancora più preoccupata - aggiunge il medico per l’ambiente - quando dopo la protesta attuata cade il silenzio delle parti chiamate in causa sui fatti denunciati. L’azione delle guardie ecologiche è doverosa e deve essere condotta con assoluta indipendenza e professionalità in un territorio critico come quello della provincia di Brescia. Un territorio in cui la pressione sull’ambiente e quindi sulla salute è fortissima». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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