IL PROCESSO

«A testa alta, mio figlio Giacomo è innocente»

di Mario Pari
Adelio Bozzoli durante la deposizione nel processo per omicidio volontario del fratello Mario, scomparso nell'ottobre del 2015
Adelio Bozzoli durante la deposizione nel processo per omicidio volontario del fratello Mario, scomparso nell'ottobre del 2015
Adelio Bozzoli durante la deposizione nel processo per omicidio volontario del fratello Mario, scomparso nell'ottobre del 2015
Adelio Bozzoli durante la deposizione nel processo per omicidio volontario del fratello Mario, scomparso nell'ottobre del 2015

Non è l'unico testimone dell'udienza, ma certamente il più atteso: Adelio Bozzoli, fratello di Mario, di cui non si hanno notizie dall'8 ottobre 2015 e padre di Giacomo, l'imputato. Il nipote accusato d'aver ucciso lo zio.«Grazie perché sono qui», è stato l'esordio di Adelio Bozzoli, un grazie rivolto alla corte d'assise presieduta da Roberto Spanò. Poi le risposte, sempre molto sicure, anche quando andavano in direzioni inedite rispetto a quanto emerso fino a questo momento nel processo chiamato a far luce su quello che per la procura generale è l'omicidio volontario di Mario Bozzoli. Dal ricordo di quella giornata, l'ultima in cui vide il fratello, alle prime ore convulse di ricerca. Senza riuscire a dare una spiegazione alla scomparsa. Ed oggi, a sei anni di distanza è ancora così: «Non ne sono mai venuto a capo. Quella sera facemmo passare tutto». Un periodo, quello successivo in cui Adelio Bozzoli dice di aver temuto d'impazzire: «Stavo andando via di testa con mio fratello scomparso, mia moglie morta, i figli indagati», ha detto. L'accusa ha poi approfondito i ruoli in azienda, prima di passare a quello che è senza dubbio il tasto più delicato: i rapporti tra le due famiglie. «Mio fratello - ha spiegato - seguiva la fonderia perché era il miglior tecnico, faceva le leghe con la testa, senza bisogno del computer. Io mi occupavo delle banche, facevo tante altre cose, ma mai di testa mia. Chiedevo sempre a mio fratello». Poi, i rapporti tra Mario, Irene, moglie dello scomparso, i figli di Adelio. «Le posso dire con assoluta determinazione: dissidi non ci sono mai stati. Mi chiamava molte volte e queste parole sono chiamate dissidi. Sono veramente cattiverie, gelosia, da parte di persone che volevano vederci andare male». All'avvocato generale Marco Martani, che gli ha chiesto chiarimenti sulle leghe evidenziando le divergenze tra Mario e il nipote Giacomo, ha risposto: «Cercavamo di fare un prodotto a un minor costo possibile per evitare la cassa integrazione agli operai». Scontri verbali tra Giacomo e suo fratello? «Assolutamente no». Quello che non «lo ascoltava era Giuseppe Ghirardini» l'operaio della Bozzoli ritrovato senza vita in alta Valcamonica e per cui è aperta un'inchiesta per istigazione al suicidio. Inchiesta di cui è stata chiesta l'archiviazione, con opposizione dei legali dei familiari di Ghirardini. Ma a Adelio Bozzoli è stato anche chiesto: «Se i rapporti erano buoni, perché la moglie di Mario ha riferito di rapporti aziendali molto conflittuali?». E lui: «Sono qui per dire la verità: quando mia cognata fece quella denuncia rimasi molto male. Perché ha fatto un gesto del genere? Che paura aveva? Perché queste malignità? Sono rimasto ancora più male quando ho saputo che due giorni dopo hanno chiamato per l'assetto societario. Perché una cattiveria del genere? Prima ero una brava persona, poi un delinquente. Mai rubato niente a mio fratello, mai evaso niente. Sono stati coinvolti i due ragazzi che non hanno fatto niente, lo dico a testa alta con certezza». Adelio Bozzoli fornisce una spiegazione anche per un dettaglio, sempre sui rapporti, a cui l'accusa attribuisce non poca importanza: la presenza, nella rubrica del cellulare di Giacomo del numero dello zio Mario, alla voce "m...a". «In merito - ha risposto - ho chiesto chiarimenti a mio figlio e mi ha spiegato che il riferimento era all'espressione che Mario usava quando comprava certo materiale: "Vedrai quanta merda arriva"». Poi altre domande seguite da risposte pronte su ogni punto. .

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