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«A2A-Ardian, la mossa che farà più ricco il Comune di Brescia»

di Eugenio Barboglio
La sede bresciana di A2A
La sede bresciana di A2A
La sede bresciana di A2A
La sede bresciana di A2A

«La partnership con i francesi di Ardian nel campo della generazione energetica, eolico e solare ma anche in prospettiva la produzione di idrogeno verde, porterà maggiori dividendi nelle casse del Comune di Brescia», dice l'amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini. «La liquidità francese - spiega - permetterà di tenere più basso l'indebitamento, distribuendo ai soci una percentuale sugli utili maggiore di quanto normalmente avviene». E non solo: «Anche di investire di più su asset che hanno una ricaduta diretta sui cittadini, le reti, l'acqua ecc, spostando risorse dalla generazione, il settore meno legato al territorio»
L'accordo col fondo di private equity che darà vita a «New A2A Energy» sarebbe insomma destinato a rimpinguare le casse del Comune di Brescia, che pure hanno beneficiato quest'anno del picco di dividendi, oltre 60 milioni di euro. E questo è alla fine ciò che più interessa in città e in Loggia, al di là degli allarmi lanciati dalla Lega e in genere dalle opposizioni «sulla perdita della vocazione industriale». Se non, per citare altre voci, (Crosetto di FdI) «sulla svendita ai francesi» dell'ennesimo gioiello italico. «È importante che la ricchezza che i cittadini bresciani hanno affidato ad A2A ritorni arricchita», sintetizza il sindaco Del Bono.

Il guadagno del Comune e quindi dei bresciani avrà dunque il potere taumaturgico di metter d'accordo tutti, di scacciare tutti i mal di pancia? Che intanto sono emersi ieri in commissione Bilancio della Loggia, sotto forma, si diceva, del timore che l'accordo col fondo francese inauguri una svolta tutta finanziaria di A2A ed una parallela sconfessione della vocazione industriale. «Vorremmo - ha detto la leghista Simona Bordonali - che A2A costruisse impianti non facesse finanza». L'ad Mazzoncini ha rassicurato: nessun cambio di pelle. «In verità a fare un'operazione finanziaria - ha detto - non è A2A ma Ardian, mentre A2A ne fa una assolutamente industriale». Il contrario, insomma. La Lega avrebbe ragione - ha aggiunto - «se la gestione degli asset fosse di Ardian ma è nostra. È dunque Ardian il partner finanziario e noi invece quello industriale».
Secondo alcune voci del centrodestra a denunciare una deviazione dalla «retta» via industriale sarebbe anche il fatto che Ardian porterebbe nel portafoglio di A2A impianti già esistenti e «vecchi» di dieci anni, realizzati quando il settore era fertilizzato da incentivi pubblici, e bisognosi di revamping. Mazzoncini precisa che le cose non stanno così: «Nei prossimi 10 anni prevediamo la produzione di 4,7 GW di energia eolica e solare ma solo 0,5 verrà dagli impianti conferiti da Ardian, il 90% sarà prodotto da pale eoliche e pannelli fotovoltaici che costruiremo ex novo».

Altri dubbi emersi in commissione guidata da Gianpaolo Natali: perchè è stato scelto Ardian e non un altro fondo come F2i sgr, peraltro italiano? Perchè non si è fatta una procedura di gara? Perchè non è stato scelto un partner industriale anzichè un fondo la cui logica è di breve periodo? - hanno chiesto Paola Vilardi di FI, Giangiacomo Calovini di FdI, Massimo Tacconi della Lega. «Ardian è leader nell'eolico e a noi interessava quello; F2i è in società che sono nostre concorrenti: avrebbe generato problemi con l'antitrust; non è richiesta una procedura pubblica a soggetti di diritto privato come A2A e ci sono cautele legate alla quotazione in Borsa; il partner industriale siamo noi, era naturale guardare ad un partner finanziario» hanno risposto Mazzoncini e il presidente della utility Marco Patuano.

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