«Agromafie, serve una legge per proteggere il made in Italy»

di Manuel Venturi
La platea dei relatori al convegno organizzato da Coldiretti sulle agromafie e i reati nel comparto
La platea dei relatori al convegno organizzato da Coldiretti sulle agromafie e i reati nel comparto
La platea dei relatori al convegno organizzato da Coldiretti sulle agromafie e i reati nel comparto
La platea dei relatori al convegno organizzato da Coldiretti sulle agromafie e i reati nel comparto

Una legge sulle agromafie e sui reati nel settore agroalimentare, categoria in cui Brescia è l’undicesima provincia a livello nazionale per volume d’affari illeciti, da far approvare al Parlamento entro due anni, per combattere un fenomeno che vale (almeno) 22 miliardi di euro all’anno. La proposta è arrivata dal presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini: «Quando sbagliano, le nostre imprese sono messe sotto sequestro: vorrei che la stessa cosa avvenisse per le aziende che producono prodotti spacciandoli per italiani quando non lo sono – ha rimarcato Prandini -. Non siamo per la chiusura dei mercati, ma non accettiamo questa situazione». COLDIRETTI HA fatto il punto sul business delle agromafie in un incontro che ha coinvolto istituzioni, forze dell’ordine e due ex magistrati, Gian Carlo Caselli e Gherardo Colombo, che oggi guidano rispettivamente il Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e l’Uecoop. «L’anno scorso, l’attività criminale nel campo dell’agroalimentare ha portato guadagni illeciti per 21,8 miliardi di euro, in crescita del 30 per cento rispetto all’anno precedente: le mafia sono in ogni segmento – ha spiegato Caselli -. Emergono sempre di più i mafiosi in doppiopetto e colletto bianco, la linea di demarcazione tra lecito e illecito sfuma: l’obiettivo dell’Osservatorio è far sì che la legalità sia un presidio per tutta la filiera». «La giustizia in Italia funziona malissimo ed è un problema culturale – ha rimarcato Colombo -: la questione è soprattutto educativa, anche nel settore agroalimentare bisogna concentrarsi sulla garanzia e la tutela del marchio e sulla salute dei consumatori, partendo dalla formazione degli operatori». Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, ha ricordato che nei primi nove mesi del 2018, in Europa, sono arrivate 2654 segnalazioni di prodotti contraffatti, «provenienti per il 40 per cento dal mercato continentale, che dovrebbe prevedere le stesse regole per tutti: la sicurezza alimentare è indispensabile per la competizione sui mercati esteri». Rolfi ha assicurato la volontà della Regione di apporre risorse in questo frangente, sottolineando anche l’importanza di «far conoscere ai consumatori l’origine dei prodotti». La fragilità delle aziende può mettere a repentaglio la tutela del Made in Italy: «Le aziende agricole sono molto spesso piccole, e quando sono in difficoltà sono appetibili per la criminalità organizzata», ha ricordato Salvatore Russo, comandante della Gdf di Brescia. I Nas lavorano a stretto contatto con i finanzieri, ma spesso «mancano i mezzi tecnici per capire se i prodotti sono contraffatti», ha segnalato Simone Martano, comandante dei Nas bresciani, che commentando il dato secondo cui il 46 per cento delle attività di ristorazione sono non conformi ai controlli, ha spiegato che «lo stesso dato vale per il nord-est della Lombardia: ma gli illeciti penali sono solo il 5 per cento». «Abbiamo un progetto fortissimo sull’educazione professionale, si può fare molto in termini di crescita dell’impresa agricola» ha rimarcato Prandini. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti