LA GIORNATA NAZIONALE/2

«Minori e violenza: alla base c’è la perdita di collegamento alla realtà»

Cresciuti in un anno del 21,4% gli episodi gravi che arrivano poi in tribunale: "Non sono caratteristiche di tipo criminale, ma sociale"
Il procuratore capo Giulia Tondina
Il procuratore capo Giulia Tondina
Il procuratore capo Giulia Tondina
Il procuratore capo Giulia Tondina

«C’è un allarme recrudescenza più qualitativa che quantitativa dei reati con base violenta da parte di preadolescenti e adolescenti, dovuta a un elevato livello del disagio, a sofferenza psichica, a sregolatezza, a perdita di collegamento con la realtà».

Giuliana Tondina, procuratore capo dei Minori a Brescia, ribadisce quanto già i magistrati che si occupano dei giovani avevano sottolineato nella relazione per l’avvio dell’anno giudiziario. I numeri riportati parlavano di un aumento del 21,4% dei casi che arrivano in tribunale, 88 richieste di misure cautelari (contro le 53 dell’anno precedente), 1.466 notizie di reato contro 1167 di dodici mesi prima.

Tra le cause evidenziate in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario c’erano anche «la scarsa tolleranza alla frustrazione, la solitudine, la mancanza di riferimenti stabili, la grande immaturità emotiva». Il tutto sfocerebbe poi in «una devianza più espressione di rabbia e alterità che di atteggiamento delinquenziale».

Un comportamento tribale, legato al gruppo

Secondo il procuratore capo «ci sono connotati diversi anche solo rispetto a cinque anni fa. Sono caratteristiche che vanno approfondite, non sono di tipo criminale ma sociale. E’ un comportamento tribale il loro, legato al gruppo. C’erano anche prima le risse tra fazioni ma ora pare diverso. Ed è nuova la perdita del senso di distanza generazionale, l’aggressività verso gli adulti, il professore o il poliziotto, il genitore. C’è una precocità spinta, nel sesso, nelle droghe, nell’alcol, nel vivere le ore notturne a cui non fa da contraltare una pre-maturità della mente, per cui si crea uno squilibrio. Mancano poi proposte educative valide. Che esempi possono avere da adulti che a loro volta scatenano liti per banalità, che cercano appena possono di sopraffare gli altri? Adulti che comunicano odio sui social in cui i ragazzi sono immersi? E, altra novità, è la parità negativa delle ragazze, con i pestaggi al femminile fuori dalle scuole o nelle piazze».

Serve un grande movimento educativo

Cosa si può fare allora? «Ciò che serve è un grande movimento educativo, una presa di coscienza collettiva, non facile perché i giovani non si fidano degli adulti, non si sentono presi sul serio- sottolinea il procuratore Tondina -. Da parte sua la giustizia lavora perché ci sia un vero recupero sociale, una trasformazione della personalità che faccia cambiare direzione. Esistono la messa alla prova che commina la riparazione tramite attività adatte alle corde dell’attore di reato, dal riparare il danno all’occuparsi di persone o animali, occuparsi di cura, oppure la giustizia riparativa che coinvolge anche la vittima nel percorso di comprensione del male compiuto. La punizione ha senso perché dà il limite, ma non dà risultato se non restituisce la persona alla vita sociale».•. Ma.Big.

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