Alpini, a Treviso
6mila bresciani
Sfila l’orgoglio

In marcia migliaia di bresciani
In marcia migliaia di bresciani
Adunata degli alpini a Treviso

Stefano Martinelli

TREVISO

La sfilata della novantesima adunata nazionale degli alpini, nelle «Terre del Piave», non sarà facile da cancellare dalla memoria delle 500mila persone accorse a Treviso. Una cifra da capogiro, con l’impatto dei numeri amplificato anche dai ridotti spazi del centro storico. L'organizzazione però è tutto per gli alpini e, nonostante le difficoltà, l’orario d’inizio della sfilata è stato pienamente rispettato. Alle 9 le prime penne nere, con il loro stile prussiano così distante dalla goliardia dei giorni precedenti, hanno aperto la grande manifestazione. Tra due ali di folla, la marcia si è snodata lungo un tracciato di circa 2,5 chilometri segnato per seguire le antiche mura cittadine.

PER I CIRCA 6 mila bresciani, appartenenti alle tre sezioni provinciali di Brescia, Salò «Monte Suello» e Val Camonica, la manifestazione è invece iniziata qualche ora dopo. Gli alpini hanno cominciato ad affluire lentamente nella zona dell'assembramento, via San Francesco d’Assisi e via Sant’Antonio da Padova, a cominciare dalle 13. E così, dopo giorni di festa e di attesa, l’evento clou dell’adunata è scattato verso le 16.

Ad aprire il corteo, con il tradizionale striscione «Alpini della terra bresciana», la sezione «Monte Suello» presieduta da Romano Micoli, con i suoi 57 gruppi e circa mille rappresentanti. «Noi bresciani siamo noti per la marzialità nel marciare», aveva confidato il presidente Micoli, e la parola è stata mantenuta. I ranghi sono stati rispettati così come lo schema tradizionale: davanti la bandiera della sezione con accanto il presidente sezionale e dietro, a seguire, i sindaci rappresentanti delle amministrazioni della zona, i capigruppo e le insegne, le fanfare. A chiudere, i singoli alpini. Ma le penne nere di Salò sono andate anche oltre, lanciando un messaggio forte e chiaro: «date ai giovani la possibilità di servire il proprio paese» recitava uno striscione tricolore esposto, chiaro invito a reintrodurre la leva obbligatoria. Terminata la sfilata della «Monte Suello», è stata la volta della sezione provinciale più numerosa, quella di Brescia presieduta da Gian Battista Turrini, con circa 3.500 a tenere alto l’onore di 160 gruppi. Ultima invece la sezione della Valle Camonica guidata da Mario Sala, forte di 1.500 persone in rappresentanza di 67 gruppi.

Marciando davanti alla tribuna d’onore in piazza Vittoria, le delegazioni alpine hanno reso omaggio al ministro della Difesa Roberta Pinotti, al presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero, al capo di stato maggiore della Difesa Claudio Graziano. A margine della sfilata Pinotti ha ventilato, quasi come a voler rispondere agli alpini della «Monte Suello», la possibilità di un ritorno alla leva obbligatoria «non più solo nelle forze armate ma con un servizio civile allargato a tutti». Alle prime luci della sera le ultime cerimonie dell’adunata del Piave, il «passaggio della stecca» da parte dei primi cittadini di Treviso, Vittorio Veneto, Valdobbiadene e Conegliano al sindaco di Trento, prossima città ospitante, e l’ammaina bandiera. Nel 2018 sarà il capoluogo trentino ad ospitare la festa delle penne nere e già ora, che le tende sono smontate e le bottiglie finite, i bresciani sono pronti per la prossima adunata.

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