Brescia celebra gli eroi in camice bianco

In via Lamarmora la celebrazione dei medici, infermieri, operatori che hanno affrontato grandi sacrifici in questi mesi FOTOLIVE
In via Lamarmora la celebrazione dei medici, infermieri, operatori che hanno affrontato grandi sacrifici in questi mesi FOTOLIVE
In via Lamarmora la celebrazione dei medici, infermieri, operatori che hanno affrontato grandi sacrifici in questi mesi FOTOLIVE
In via Lamarmora la celebrazione dei medici, infermieri, operatori che hanno affrontato grandi sacrifici in questi mesi FOTOLIVE

•• Ringraziare chi, in questo momento di pandemia, si sacrifica e dona sé stesso per gli altri. È con questo spirito che anche l’Ordine dei Medici di Brescia ha voluto celebrare la prima giornata nazionale dei camici bianchi: a un anno dalla scoperta del primo caso di Covid-19 in Italia, la sede di via Lamarmora si è illuminata del tricolore. Con l’obiettivo di ricordare il lavoro di tutti i sanitari, da un anno in prima linea per combattere il Coronavirus, a volte anche al costo della vita. In rappresentanza degli oltre 8000 iscritti all’Ordine di Brescia, hanno reso omaggio ai colleghi il presidente Ottavio Di Stefano, la vice presidente Luisa Antonini, il presidente della commissione albo odontoiatri Luigi Veronesi, il segretario Bruno Platto e il consigliere Germano Bettoncelli. Di Stefano ha ricordato quando, un anno fa, l’Italia è stata catapultata in un mondo di dolore e paura: «Dodici mesi fa, a quest’ora, vivevamo ancora una normalità che adesso ci pare bellissima, poi ci è caduto il mondo addosso, un fiume in piena di malati ha riempito i nostri ospedali e ci siamo trovati a combattere una malattia davanti alla quale ci sentivamo impotenti». Con gli operatori sanitari costretti a lavorare per turni interminabili, a volte in condizioni disperate, prima senza dispositivi di protezione personale, poi sotto strati asfissianti di vesti, mascherine e visiere: «Questa è la giornata di medici, infermieri, operatori di supporto, tecnici, volontari, è la giornata di uomini e donne che quest’anno si sono sacrificati senza guadare gli orari», ha continuato Di Stefano. Lo sguardo si è rivolto anche a chi, oggi, non c’è più: «Celebriamo chi non ce l’ha fatta – ha precisato – e dobbiamo ricordarci che siamo ancora nel mezzo della pandemia». Che, nella sua tragicità, ha permesso di riscoprire la forza dell’unione: «Abbiamo dimostrato che siamo capaci di lavorare insieme, e questo è un patrimonio prezioso che dobbiamo mantenere. La pandemia passerà, ma dobbiamo vaccinare». Traguardo, questo, raggiunto anche dagli operatori al di fuori dagli ospedali: «Dopo una forte opposizione si è capito che i liberi professionisti non potevano essere lasciati da soli – ha spiegato Veronesi – perché si tratta di persone esposte allo stesso rischio di infezione». Intanto ieri la rete «Non sta andando tutto bene» e Medicina Democratica hanno manifestato nel piazzale dell’ospedale Civile: «Il vero malato è la sanità lombarda – ha detto il presidente di Medicina Democratica, Marco Caldiroli – , colpita da un mix micidiale di neoliberismo, imprevidenza e incompetenza, i cui effetti drammatici si sono abbattuti su tutti noi».•.

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