Brescia è arancione: 13.000 attività riaprono

di Marta Giansanti
Anche per barbieri e estetisti è il giorno delle riaperture: un momento atteso che in tanti si augurano possa portare nuova linfa ai lavoratori bresciani
Anche per barbieri e estetisti è il giorno delle riaperture: un momento atteso che in tanti si augurano possa portare nuova linfa ai lavoratori bresciani
Anche per barbieri e estetisti è il giorno delle riaperture: un momento atteso che in tanti si augurano possa portare nuova linfa ai lavoratori bresciani
Anche per barbieri e estetisti è il giorno delle riaperture: un momento atteso che in tanti si augurano possa portare nuova linfa ai lavoratori bresciani

Ventotto giorni: è quanto hanno dovuto attendere migliaia di commercianti bresciani prima di poter rialzare oggi la saracinesca del proprio negozio e accogliere di nuovo i clienti rigorosamente in mascherina, contingentati e «sanificati». Dopo quasi un mese di interruzione così riprende l’attività per circa 10mila negozi al dettaglio e per oltre 3mila imprese impegnate nel settore del benessere. L’ingresso della Lombardia in zona arancione lo consente: una «conquista» che fa tirare un sospiro di sollievo a numerose realtà, molto spesso a conduzione familiare e che, tra mille limitazioni, stanno pagando un prezzo altissimo alla pandemia. Solo nel 2020 le 3.364 società artigiane che operano all’interno del comparto benessere (tra cui parrucchieri e centri estetici) e che impiegano circa settemila addetti sul territorio, hanno sofferto mancati ricavi per 57 milioni di euro. Numeri che fanno paura se si considera il terziario nel suo insieme, con una perdita complessiva di 2,1 miliardi di valore aggiunto, in soli dodici mesi dello scorso anno. Ma la ripresa del commercio a partire da oggi e della libertà di movimento, pur se esclusivamente all’interno del Comune di residenza, fa ben sperare (confermata la deroga per chi vive in paesi con meno di 5mila abitanti che potranno spostarsi in un raggio di 30 km ma senza entrare nei capoluoghi). Da questa mattina si accenderanno le luci dei negozi di ogni categoria, all’aperto e al chiuso. Ad alzare le serrande, infatti, non solo le attività nelle vie dello shopping, nei centri storici o lungo le arterie cittadine, ma anche nei centri commerciali. Per questi ultimi, però, la possibilità è riservata ai giorni feriali, durante i festivi e i prefestivi (e quindi in ogni fine settimana) dovranno tornare in modalità «limited edition» con l’apertura consentita ai soli servizi essenziali (farmacie, parafarmacie, lavanderie, generi alimentari, tabacchi, edicole, librerie). Ma comunque la più ampia circolazione di persone, senza autocertificazione (dentro il Comune di appartenenza), andrà a beneficio di tutte le attività decise a ripartire. Un vantaggio certo anche per bar, ristoranti ed esercizi pubblici in genere che, pure in zona arancione, continuano a pagare lo scotto di essere considerate meta di assembramenti. Resteranno, quindi, i divieti del servizio al tavolo ma manterranno l'asporto e la consegna a domicilio. Al cliente è data la possibilità di entrare nel locale ma solo per il tempo necessario ad acquistare cibo o bevande che non potranno essere consumati né all’interno e né nelle vicinanze dell’esercizio. Per chi dispone di una cucina l’asporto è consentito fino alle 22, per tutti gli altri alle 18. Mentre non si hanno limiti nel delivery. Le visite a casa di amici e parenti sono ammesse, ma verso un’unica abitazione del proprio Comune, una volta al giorno e a un massimo di due persone (anche con figli under 14 o conviventi disabili o non autosufficienti). Lo sport si può fare lontano da casa e nelle aree attrezzate e si può sconfinare anche in altri Comuni ma solo se è funzionale all’attività sportiva. Inutile dirlo: il coprifuoco dalle 22 alle 5 è sempre in vigore. •.

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