AMBIENTE

Caffaro, l'azienda ha stanziato 3 milioni per la nuova barriera

L'accordo con il ministero dell'Ambiente, raggiunto dopo un lungo confronto, ha portato a una soluzione condivisa che garantisca il sito e soprattutto la città
Un'immagine della Caffaro: polemica sullo stop alla bonifica
Un'immagine della Caffaro: polemica sullo stop alla bonifica
Un'immagine della Caffaro: polemica sullo stop alla bonifica
Un'immagine della Caffaro: polemica sullo stop alla bonifica

 Domani mattina Caffaro Brescia depositerà su un conto corrente bancario tre milioni di euro per realizzare la barriera idraulica che eviterà all’inquinamento di salire in superficie. L’azienda sarebbe pronta a versare un ulteriore milione di euro. «L’accordo raggiunto dimostra la disponibilità e l’attenzione riservata al sito produttivo e al territorio bresciano da Caffaro Brescia ed è frutto di un positivo clima di collaborazione tra Procura della Repubblica, Ministero, Arpa e la nostra società», fa sapere l’azienda.  «Chi inquina paga. Questo è il concetto che per la prima volta in Italia diventa concreto» commentano fonti della Procura di Brescia.

C'è l'intesa per mettere in sicurezza la barriera idraulica del Sin Caffaro. La società ultima arrivata sul sito, Caffaro Brescia srl che al momento ha i vertici sotto indagine per inquinamento ambientale, mette sul piatto tre milioni di euro, forse quattro, per potenziare la barriera e impedire che gli inquinanti tocchino la falda. «Chi inquina paga - è il commento che arriva dalla Procura di Brescia -. Questo è il concetto che per la prima volta in Italia diventa concreto». Per l'azienda l'accordo «è frutto di un positivo clima di collaborazione tra Procura della Repubblica, Ministero, Arpa e la nostra società». L'accordo con il ministero dell'Ambiente, raggiunto dopo un lungo confronto, ha portato a una soluzione condivisa. Caffaro Brescia si è impegnata a potenziare la barriera idraulica esistente con l'aggiunta di ulteriori pozzi di emungimento e nuovi filtri, in modo da contribuire a rafforzare il livello di sicurezza del sito. In merito alla sua presenza sulla parte del sito (circa un quinto dell'area) che ha in affitto con contratto scaduto il 31 marzo scorso, non è stato ancora deciso nulla, ma è abbastanza probabile che Caffaro Brescia resterà in via Milano per tutta la durata dei lavori, che prevede di concludere tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023 con una durata di 18/24 mesi. «L'accordo raggiunto dimostra la disponibilità e l'attenzione riservata al sito produttivo e al territorio bresciano da Caffaro Brescia», precisa un comunicato diffuso ieri dall'azienda stessa. «Per la prima volta nella storia di Brescia - vi si legge - una società presente nel sito contribuirà al risanamento di un'area che da decenni, ben prima del recente insediamento di Caffaro Brescia, è oggetto di attenzione da parte delle autorità competenti. E' un atto di responsabilità verso il territorio e verso l'intera industria italiana, che può godere di grandi benefici dalla presenza sul territorio di produttori di chimica di base. Si tratta di un settore che produce sostanze utilizzate in tutte le filiere produttive che possono godere di prezzi competitivi e prodotti di qualità realizzati nel nostro Paese». Caffaro Brescia ha dunque deciso di farsi carico di un intervento urgente per superare un'impasse che «non avrebbe portato alcun beneficio a nessuna delle parti coinvolte». E ora continua a confidare nella giustizia, senza nascondere l'augurio che i futuri sviluppi processuali confermino «la correttezza e la lealtà del nostro operato». Nel giugno scorso, tra l'altro, il Gip aveva disposto il sequestro di 7,7 milioni di euro, equivalenti alla spesa che la società avrebbe dovuto sostenere per interventi di adeguamento degli impianti. Ed è utile ricordare pure che in gennaio il ministero dell'Ambiente aveva ordinato non solo a Caffaro Brescia, ma pure alle altre società coinvolte nel sito (Caffaro srl, Caffaro Chimica srl, Snia spa tutte in liquidazione, Livanova Plc e Angiola srl) di «assicurare il mantenimento in esercizio delle opere e degli interventi di messa in sicurezza delle acque di falda garantendone la piena operatività alle portate attuali». .

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