«Camionisti italiani e stranieri abbiano lo stesso trattamento»

Per gli autotrasportatori  si profila una difficile gestione della norma
Per gli autotrasportatori si profila una difficile gestione della norma
Per gli autotrasportatori  si profila una difficile gestione della norma
Per gli autotrasportatori si profila una difficile gestione della norma

La minaccia di sciopero per ora sembra rientrata, ma troppe domande senza risposta fanno del Green pass obbligatorio una miccia accesa nelle mani dei circa tremila trasportatori bresciani non vaccinati. Attendevano dal Governo diverse risposte in gran parte eluse, e quelle arrivate hanno aggravato, a loro giudizio, la situazione. Ieri erano attesi da Roma chiarimenti in tema di carico/scarico delle merci. Nel pomeriggio una circolare dei ministeri della Salute e dei Trasporti è intervenuta solo sull’ingresso dei Tir di imprese straniere precisando che agli autisti senza certificazione valida è consentito esclusivamente l’accesso ai luoghi delle operazioni a condizione che restino a bordo. Silenzio, invece, sugli autisti italiani nelle stesse condizioni, che «ora rischiano di restare fuori dai cancelli senza poter consegnare le loro merci», sottolinea la segretaria provinciale della Federazione autotrasportatori (Fai) Giuseppina Mussetola. «Se verranno respinti dai committenti le proteste potrebbero partire senza indire scioperi – sottolinea –, anche per questo chiediamo che autisti di ditte italiane e straniere abbiano lo stesso trattamento». Intanto denuncia che gli stranieri ingaggiati da imprese italiane, sempre a causa del Green pass «si trasferiscono in Francia e in Germania dove guadagnano di più e sono accolti a braccia aperte». La concorrenza già pesante, insomma, si aggrava. Quanto alle aziende di trasporto, sono tenute a controllare che ogni autista, prima di salire sul camion, sia in possesso di Gree pass. Fino alla settimana scorsa le stime di Fai Brescia dicevano che ne era privo il 20 per cento dei 25 mila totali, pari a 5 mila autotrasportatori che avrebbero messo in ginocchio la nostra logistica. Ora Mussetola precisa che negli ultimi giorni i non vaccinati sono scesi al 10% o poco più. «Molti hanno aspettato fino all’ultimo momento sperando in una proroga – dice -, ma visto che non arrivava si son precipitati negli hub vaccinali di Poncarale o di via Morelli». Ne restano privi circa tremila, che per mettersi al volante dovranno ricorrere al tampone. Allo scopo Fai ha spinto per riattivare l’ambulatorio aperto ai tempi del lockdown nell’autoparco Brescia est. Ma ad oggi non se ne sa niente. In ogni caso il tampone non è una soluzione per tutti. «Va bene per i trasportatori locali, non per chi compie viaggi lunghi e sta fuori per 3 o 4 giorni – precisa Mussetola -. Si ritroverà con il tampone scaduto».•. Mi.Va.

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