«Chiudere le scuole crea problemi ai bambini e alle loro mamme»

La consigliera Donatella Albini
La consigliera Donatella Albini
La consigliera Donatella Albini
La consigliera Donatella Albini

«Rispetto per i più giovani dei nostri cittadini e per le donne» è la prima delle esigenze espresse da sette donne consigliere comunali o assessore in alcuni Comuni bresciani (Donatella Albini, Laura Alghisi, Luisa Castellazzo, Roberta Fanton, Paola Ricci, Concetta Ponturo, Giada Stefana) che hanno inviato una lettera a governo nazionale e regionale avanzando richieste precise in seguito all’ingresso nella zona arancione rinforzata della provincia. «Crediamo servano misure di restrizione severe per tutti, per un tempo definito e un cambio di passo deciso sui vaccini – si precisa nella missiva - La nostra città è di nuovo travolta dalla tempesta perfetta del Covid, con le persone che si ammalano e che muoiono, con gli operatori e le operatrici della sanità sopraffatti dalla perdita di fiducia, dalla stanchezza e dalla solitudine, con i cittadini e le cittadine anziani soli in attesa di un programma vaccinale che stenta a partire». Ma oltre all’aspetto sanitario le sette donne mettono in rilievo le necessità sociali. «In caso di chiusura delle scuole si metta in campo la possibilità per i figli dei lavoratori e delle lavoratrici dei lavori essenziali, in particolare del comparto socio-sanitario, di frequentare i loro nidi e scuole, si preveda o lavoro agile o permesso retribuito per uno o entrambe i genitori, subito, contestualmente alla decisione di chiusura», scrivono. Proprio in merito alle scuole le firmatarie sono critiche verso le chiusure. «La scuola va salvata e preservata prima di ogni altra attività- ribadiscono -. Invece si chiudono togliendo ai bambini l’occasione preziosa di relazioni di sapere e di amicizia, senza pensare con chi i più piccoli trascorreranno le loro giornate, chi avrà cura di loro, visto che ,se non si chiudono le attività produttive, i genitori o il genitore lavoreranno. O forse, con una capriola indietro di 50 o 60 anni, si dà per scontato che le donne, le mamme tanto sono a casa. Molte di noi hanno svolto e svolgono quei lavori, rivelatisi essenziali durante questo tempo della pandemia affinché le nostre comunità continuassero a vivere: lavori che sempre noi donne facciamo, ma di cui nessuno ad ora si accorge».•.

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