L’IDEA

Ciro e le sue lezioni che insegnano ai carcerati l'arte della pizza

di Manuel Venturi
Di Maio da febbraio tiene corsi ai detenuti di Canton Mombello Grande partecipazione e un'alta probabilità di trovare un posto
Da febbraio Ciro Di Maio tiene corsi ai detenuti di Canton Mombello
Da febbraio Ciro Di Maio tiene corsi ai detenuti di Canton Mombello
Da febbraio Ciro Di Maio tiene corsi ai detenuti di Canton Mombello
Da febbraio Ciro Di Maio tiene corsi ai detenuti di Canton Mombello

Meglio farsi trovare con le mani in pasta che con le mani nel sacco. Nasce anche da questo pensiero, ma soprattutto dalla voglia di aiutare chi ha avuto problemi con la legge ma vuole riabilitarsi, l'idea di Ciro Di Maio, giovane pizzaiolo nato a Frattamaggiore, nel Napoletano, che da qualche anno gestisce la pizzeria «San Ciro» in via Sorbanella. Dalla fine di febbraio, Di Maio sta insegnando l'arte della pizza ai detenuti del carcere di Canton Mombello, grazie ad un progetto ideato in collaborazione con Luisa Ravagnani, garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia e sostenuto dalla direttrice del carcere, Francesca Paola Lucrezi.

Un progetto nato nel 2019, poi sospeso per via del Covid, e che ora può «lievitare» e dare un futuro ai sette detenuti che stanno frequentando il corso. «Un ragazzo che finisce in carcere, magari per reati minori, poi ha una difficoltà enorme nel reinserirsi nel mondo lavorativo - spiega il protagonista -. Lo so per esperienza personale, ho visto molti amici finire male: per questo, ho deciso di impegnarmi in prima persona. In questo momento storico, tra l’altro, c’è una richiesta sempre maggiore di pizzaioli e di persone che si vogliano impegnare nella ristorazione: abbiamo pensato di proporre un corso di questo tipo proprio per garantire in modo quasi automatico l’assunzione alle persone che lo seguiranno».

Le lezioni in carcere due volte a settimana

Per due mesi Ciro entrerà in carcere due volte a settimana per realizzare lezioni di teoria e pratica su come si fa la pizza. Dal ruolo del sale alla temperatura dei forni, passando per i segreti dell’impasto e del pomodoro. Alle lezioni presenziano sette detenuti, tutti accusati di reati minori e dunque pronti a scontare un (breve) periodo di detenzione in carcere. In tutto, quaranta ore di un corso professionale che userà le strutture del carcere (come il forno elettrico) e sarà supportato da San Ciro, almeno per la gestione dei primi impasti. «Imparare un mestiere in carcere rappresenta una concreta possibilità di utilizzare il tempo della pena per prepararsi a un futuro lontano da scelte devianti – sottolinea Ravagnani -. Questo progetto dimostra che la collettività esterna è in grado di abbandonare pregiudizi e stigma per trasformarsi in elemento fondamentale del percorso di reinserimento».

Il corso da pizzaiolo piace ai detenuti

Secondo Lucrezi, «il corso ha riscosso moltissimo apprezzamento tra i detenuti che ne hanno chiesto, in numero di gran lunga superiore rispetto ai posti disponibili, la partecipazione: l'attività professionalizzante è appetibile per la spendibilità nel mondo del lavoro, speriamo che l'attività venga replicata all'interno del carcere e che altri pizzaioli possano aderire». L'obiettivo di Di Maio è di creare una sorta di «consorzio» di pizzaioli che vogliono dare una possibilità a chi ha sbagliato e contemporaneamente ricoprire quei ruoli che sono ancora vacanti. «Vorrei fondare un’associazione di persone che vogliono aiutare gli ex detenuti a reinserirsi con una nuova professionalità. In questo periodo nel quale mancano lavoratori è un modello positivo per tutti», spiega il pizzaiolo, che non è nuovo ad iniziative benefiche: qualche tempo fa si era dedicato alla formazione anche nel Rione Sanità di Napoli, all'alberghiero D'Este Caracciolo. L'esempio arriva anche dal padre, che per rimediare ai suoi errori ha dedicato il suo tempo al volontariato e ad aiutare i giovani a liberarsi dalla droga. •.

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