Con la pandemia la polemica viaggia sulle linee locali

di Mimmo Varone
Gli assembramenti nei trasporti ancora un nodo irrisolto
Gli assembramenti nei trasporti ancora un nodo irrisolto
Gli assembramenti nei trasporti ancora un nodo irrisolto
Gli assembramenti nei trasporti ancora un nodo irrisolto

Dopo l’ultima ordinanza del governatore Attilio Fontana il nodo trasporti arriva al pettine, e fa litigare la politica. A Brescia, dopo oltre un mese di didattica a distanza (Dad) e scaglionamenti degli ingressi, gli assembramenti sui pullman degli studenti persistono. «Pare che Fontana non conosca il territorio che governa - spiega il consigliere regionale Pd Gianantonio Girelli -. Non si possono riaprire le scuole senza pensare al problema dei trasporti – sottolinea -, che si risolve modificando l’80 per cento della capienza. Sarà costoso, ma ci vuole il coraggio di movimentare anche le aziende private che tengono fermi i bus turistici». Bene, ma «ora che decidiamo risorse, mezzi e corse da immettere siamo già in primavera – replica Fabio Rolfi (Lega) -, e l’andamento del contagio richiede provvedimenti concreti e immediati che noi abbiamo preso per primi». Che una delle principali fonti di contagio siano gli assembramenti sui pullman, soprattutto scolastici, è ormai noto. La nuova ordinanza di Fontana chiede il ricorso a Dad e scaglionamenti degli ingressi nelle scuole, ammesso che sia facile per gli istituti superiori ribaltare orari e organizzazione a oltre un mese dalla prima campanella. I bresciani (scuole, aziende di trasporto, Agenzia del Tpl, Comune, Provincia) ci hanno lavorato dal 15 aprile al Tavolo voluto dal prefetto Attilio Visconti, e ora le altre province lombarde dovrebbe farlo in qualche giorno. «Per non affrontare il vero nodo, che sta nelle risorse», dice Girelli. D’altronde, quasi tutte le scuole superiori bresciane hanno adottato sia la «Dad» che lo scaglionamento. Non ce n’è nessuna che non stia praticando almeno una delle due soluzioni. Eppure la preside del Tartaglia Laura Bonomini registra denunce di assembramenti sui pullman dopo un sondaggio tra gli studenti. Tanto che un uguale sondaggio è stato disposto anche da Elena Lazzari dell’Abba. Dal Bagatta di Desenzano il dirigente Francesco Mulas ha inviato una richiesta all’Agenzia del Tpl per risolvere problemi sulle linee per Pozzolengo e Mazzano. Il preside del Pascal di Manerbio segnala che gli studenti, quando escono scaglionati a distanza di quasi due ore trovano un solo pullman per tutti e lamentano assenza di distanziamento. DI PROBLEMI SIMILI ce ne sono stati tanti, in oltre un mese, e l’Agenzia li ha risolti quasi tutti. Dall’ultimo report di 2 giorni fa restava da perfezionare solo un accordo con il Comune di Bedizzole per dare una corsa agli studenti che vanno al Don Milani di Montichiari. Ma evidentemente altre criticità emergono. E il presidente dell’Agenzia Claudio Bragaglio raccomanda alle scuole di non modificare ulteriormente gli orari di ingresso e uscita per non crearne altre. Se proprio necessario, invita ad avvertire in tempo utile. Altro che affidarsi all’estemporaneità. Tutto questo fa dire a Girelli che in Lombardia regnano «improvvisazione e mancanza di coraggio». Se il fronte trasporti è decisivo per la lotta al Covid, «la Regione continua a scaricare il barile sulle risorse nazionali, senza dire di quali risorse abbia bisogno e per fare cosa – precisa il consigliere Pd -, se ce lo dicesse potremmo discuterne assieme e ci attiveremmo verso il Governo». Per Rolfi, però, non c’è tempo, e la Dad resta comunque una conquista da mettere a frutto. «Siamo in grado di farla bene – dice – e tutte le Regioni la stanno chiedendo per le quarte e quinte superiori, per un periodo limitato, in modo da non compromettere il lavoro dei genitori e far respirare i trasporti». La criticità dei trasporti è stata affrontata con l’idea di non spenderci un centesimo, neanche dei fondi che tutti i municipi hanno ricevuto. E ora si deve constatare che scaricare tutto sulle scuole, e sull’Agenzia del Tpl che non ha margini di bilancio per intervenire, non risolve granchè. Eppure dai mesi del lockdown in avanti, sui Comuni bresciani si è scaricata una pioggia di danaro molto prossima ai 150 milioni di euro. Dalla Regione ne sono arrivati 52, e dal Governo 75, più 2 per le sanificazioni, 1,5 per i supporti di protezione della persona, 1,5 per le biblioteche e altre cifre minori. E nella cifra non sono calcolati i 33,5 milioni ricevuti dal Comune capoluogo, né i 20 della Provincia, ma in questo caso solo per coprire i mancati introiti con il divieto di fare spese. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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