«Coraggiose le parti civili»

Pier Luigi Maria Dell'OssoRoberto Di Martino
Pier Luigi Maria Dell'OssoRoberto Di Martino
Pier Luigi Maria Dell'OssoRoberto Di Martino
Pier Luigi Maria Dell'OssoRoberto Di Martino

Roma ieri, Milano due anni fa, e ancora Roma nel 2014. I «successi» dell’accusa pubblica e privata nei processi della quinta istruttoria sulla strage di piazza della Loggia sono tutti avvenuti fuori Brescia. Nel palagiustizia di via Lattanzio Gambara si sono registrati due dei momenti più sconfortanti, dal punto di vista accusatorio: le assoluzioni davanti alla Corte d’assise e davanti alla Corte d’assise d’appello. Aspetti questi ultimi che rischiano di fare passare in secondo piano l’infinita mole di lavoro della magistratura bresciana. Un lavoro che affonda le radici nel 1993, quando a livello embrionale s’iniziò a indagare su quanto emerso nelle prime fasi della quinta istruttoria. Negli anni successivi il procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini avrebbe destinato all’inchiesta sulla strage due pm: Roberto Di Martino e Francesco Piantoni. Uno sforza non indifferente se si considera la mole di lavoro che da sempre contraddistingue la procura di Brescia. Furano quelli anni particolari in cui si procedette a una delle prime inchieste, se non addirittura la prima inchiesta digitalizzata a livello nazionale. A questo va aggiunto che per proseguire le indagini vennero votate proroghe parlamentari che rappresentarono alcuni tra gli esempi più importanti di trasversalità a livello istituzionale bresciano.

Dopo le inchieste quindi l’udienza preliminare e i processi. Oggi a più di 20 anni di distanza da allora quei giorni sono ancora nitidamente stampati nella memoria dell’allora procuratore capo di Brescia Giancarlo Tarquini. «Sono soddisfatto- spiega il magistrato - e per il risultato conseguito. I magistrati Piantoni e Di Martino sono stati l’anima del processo. C’è stata una valutazione intelligente, motivatissima, elaborata nel tempo con energie fuori dal comune, un grande risultato» E tornando a quegli anni: «Tutti noi abbiamo sperato e creduto, finalmente questa tesi è diventata realtà». E quindi c’è stata un’elaborazione raffinata, onore al merito di questi due magistrati che io ho scelto e che con grande capacità hanno appagato tutte le attese». Magistrati che «hanno dovuto dedicare le energie in molte direzioni e si sono sempre distinti». La notizia della Cassazione «mi ha gratificato non poco, direi moltissimo. È un premio incommensurabile, umano, giuridico e professionale». E particolarmente soddisfatto non può non essere il magistrato Francesco Piantoni. «Una grandissima soddisfazione - conferma - per i familiari, per i tanti anni di lavoro, per quel senso d’impotenza che spingeva a chiedersi se saremmo mai arrivati in fondo». Francesco Piantoni, attualmente sostituto procuratore generale alla procura generale di Roma martedì ha seguito una parte dell’udienza in Cassazione, quella in cui sono intervenute le difese: Gli argomenti erano in gran parte già stati sviluppati nella fase di merito. Mi è spiaciuto non sentire la requisitoria del pg, completa e articolata. E coraggiosa è stata la scelta delle parti civili di non concludere prendendo atto che le cose da dire erano già state dette e favorendo in questo modo la tempistica e la decisione in giornata»Negli anni passati «i momenti di delusione sono stati tanti, am un po’ alla volta si è arrivati a questo risultato. Da tenere presente che nell’intera vicenda giudiziaria la Cassazione, anche con riferimento alle misure cautelari ci ha sempre dato ragione». Ora il tema principale è se il magistrato potrà essere ancora d’aiuto nelle attuali indagini sulla Strage: «Io la disponibilità l’ho data, ma allo stato non c’è stata alcuna applicazione».

«LA CONFERMA della condanna non era scontata. Rappresenta un’importante conferma storica della faticosissima e lunga ricostruzione di una vicenda che tuttora è una ferita che i cittadini bresciani seguitano a sentire». Lo ha detto il procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell’Osso commentando la pronuncia della Cassazione sula Strage. «Sarebbe stato grave se Tramonte fosse riuscito a far perdere le proprie tracce» ha aggiunto Dell’Osso che ora attende «quelle ulteriori tessere che mancano a completare l’intero mosaico sulla strage dai due procedimenti aperti: uno in Procura dei Minori a Brescia e il secondo dalla Procura ordinaria». M.P.

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