Corruzione,
attenzione su
ambiente e sanità

di Stefano Martinelli
Sa sinistra  Taccolini, Dell’Osso, D’Alessandro e Bestagno FOTOLIVE
Sa sinistra Taccolini, Dell’Osso, D’Alessandro e Bestagno FOTOLIVE
Sa sinistra  Taccolini, Dell’Osso, D’Alessandro e Bestagno FOTOLIVE
Sa sinistra Taccolini, Dell’Osso, D’Alessandro e Bestagno FOTOLIVE

Saranno pur freddi, mai i numeri spesso sono eloquenti. Il 61esimo posto dell’Italia nella classifica mondiale (stilata da Transparency International) sull’indice di percezione della corruzione, penultimo posto in Europa davanti alla Bulgaria, parla chiaro. Ad essere meno chiara e di più difficile interpretazione è invece la stessa corruzione. «Si tratta di un fenomeno criminale e come tale è composto da diversi elementi - ha sottolineato il procuratore generale della Repubblica di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso nel corso del seminario (organizzato dalla Procura), che si è svolto ieri nell’aula magna dell’Università Cattolica -. Questa sua complessità fa sì che a combatterla debbano essere tutti gli attori sociali». Ovviamente però i primi baluardi contro il fenomeno sono le istituzioni, sul piano nazionale così come su quello locale. La Lombardia e Brescia vivono in prima persona tale scenario, dato il fermento economico che attrae come il miele con le api la criminalità organizzata, «che della corruzione, in campo ambientale così come in molti altri ambiti, fa uno dei suoi strumenti privilegiati» ha confermato Dell’Osso.

«Fin dal mio insediamento è stata una priorità implementare i servizi di intelligence - ha aggiunto -. Bisogna affrontare il fenomeno in termini simili a quelli utilizzati per le mafie». Non sempre però sul territorio nazionale «è stata messa in campo un’attività repressiva adeguata», ha fatto notare il procuratore generale, come dimostrano i dati riguardanti la popolazione carceraria.

I detenuti in Italia per reati di corruzione sono 299, lo 0,5% del totale. Maggiori sforzi sono quindi necessari, sebbene senza una condanna unanime da parte della cittadinanza la piaga continuerà a prosperare. Perché la corruzione non è dovuta unicamente all’attività delle mafie, «ma è legata a un fattore culturale - ha confermato Francesco Dettori, presidente della neonata Agenzia Regionale anticorruzione della Lombardia -, e la sua sconfitta passa attraverso la coscienza civica di ogni singolo cittadino». In particolare ha evidenziato che in Lombardia il settore della sanità è quello potenzialmente più interessato da fenomeni corruttivi. Lo «stigma del corrotto e del corruttore», come definito dal docente della Cattolica Francesco D’Alessandro, «serve per tradurre in comportamento sociale la condanna di tali reati».

E NON GIOVA di certo l’ipertrofismo legislativo nel quale naviga la normativa italiana, «perché spesso tante leggi sortiscono l’effetto opposto - ha precisato D’Alessandro -. Inutile è anche il continuo aumento delle pene per i reati di corruzione, che si rivolgono più alla pancia delle persone senza affrontare come si deve il fenomeno».

Dura è la battaglia. Le parole del prefetto Francesco Paolo Tronca, già rappresentante dello Stato a Brescia, hanno però rassicurato in merito a due grandi eventi che hanno interessato il nostro paese, Expo e il terremoto del 24 agosto 2016. «La manifestazione milanese è uscita indenne dalla corruzione così come dalle infiltrazioni mafiose - ha sottolineato Tronca -. Nelle zone colpite dal sisma, faremo di tutto per tenere sotto controllo la situazione». Dalla corruzione tra privati, «non ancora adeguatamente sanzionata e inquadrata normativamente» ha chiosatoD’Alessandro. «Siamo persuasi - ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa -, della necessità di essere tutti attori irriducibili nella lotta senza quartiere al quinto, nefasto cavaliere dell’apocalisse: il vessillifero della corruzione».

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