il caso

Brescia e il corso sulla carriera alias a scuola, Pro Vita: «Grave il patrocinio del governo»

di Paola Buizza
paola.buizza@bresciaoggi.it
Il movimento contrario all'incontro per insegnanti in programma al liceo De André il 7 marzo. La viceministra delle Politiche sociali risponde: «Nessun supporto da parte nostra. Programmato con la scorsa legislatura»
Una classe di studenti e studentesse
Una classe di studenti e studentesse
Una classe di studenti e studentesse
Una classe di studenti e studentesse

Bufera sul corso di formazione «Io, tu, noi. Valorizzare le differenze a scuola: percorsi e strumenti» rivolto a docenti degli istituti di istruzione secondaria di primo e secondo grado e in programma al Liceo De André di Brescia dal 28 febbraio al 28 marzo. A sollevare la polemica è stato il portavoce di Pro Vita e Famiglia onlus Jacopo Coghe, segnalando  l'incontro in programma il 7 marzo nel corso del quale si parlerà, tra i tanti argomenti, anche della carriera alias nelle scuole. Cioè della possibilità per le persone transessuali, che non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita, di utilizzare in classe il nome scelto. «Grave il patrocinio del governo», evidenzia Coghe. «Nessun supporto da parte di questo governo», chiarisce Maria Teresa Bellucci (FdI) viceministra del Lavoro e Politiche sociali. Ma procediamo con ordine.

Cos'è la carriera alias nelle scuole

Il  neologismo introdotto nel 2022, spiega l'enciclopedia Treccani, si riferisce a una «procedura amministrativa che, sulla base di un accordo di riservatezza tra scuola o ateneo, studente e famiglia (nel caso in cui lo studente sia un minore), prevede la possibilità di modificare in registri e atti interni il nome anagrafico dello studente con quello scelto dallo studente stesso, nel caso che quest’ultimo sia una persona transessuale o abbia avviato un percorso di transizione». Una modifica che non ha valore ufficiale.

«Si tratta di una buona prassi che evita  il disagio di continui e forzati coming out e la sofferenza di subire possibili forme di bullismo. La carriera alias resta comunque solo un punto di partenza per affrontare un discorso, più ampio, di pratiche educative in grado di creare senso di appartenenza e consapevolezza in tutta la comunità scolastica» si legge sul sito dell'associazione Genderlens.

192 scuole italiane hanno adottato la carriera alias. Regolamenti anche nel Bresciano

Al momento, in Italia, non sono state emanate linee guida dal ministero dell'Istruzione, ma ci sono scuole che hanno inserito la possibilità nei propri regolamenti. Il dato è riportato da Agedo, l’associazione di genitori, parenti e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender,  nata nel 1993. Al 28 febbraio 2023 sono 192 scuole  italiane che hanno attivato la carriera alias. Sul sito dell'associazione sono riportati gli istituti suddivisi per regione e provincia. In provincia di  Brescia: il Camillo Golgi di Breno e Brescia  dove il regolamento è stato approvato dal Consiglio d'istituto il 3 febbraio 2022,  e  l’Istituto di istruzione superiore Tassara-Ghislandi di Breno, con delibera del 15 settembre 2022. 

Come si può richiedere la carriera alias

L’attivazione della Carriera Alias, spiega Genderlens,  può essere richiesta dalla famiglia/tutore legale di un’alunna o di un alunno minorenne trans o direttamente dall’alunna/o maggiorenne trans. 

Sul sito dell'associazione è possibile visionare e stampare un modello di proposta di carriera alias da poter  presentare alla dirigenza scolastica.

La reazione di Pro Vita: «La scuola non può essere terreno di propaganda»

«Gravissimo che il ministero del Lavoro e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia si facciano promotori di un corso totalmente impregnato di ideologia gender indirizzato ai docenti» ha detto Coghe, contestando che a scuola si parli del «superamento del binarismo sessuale, e del «processo di transizione e ricadute sulla scuola, nome di elezione, carriere alias». 

«Proprio la carriera alias - aggiunge il presidente dell’associazione Toni Brandi - è uno strumento per trattare bambini ed adolescenti sulla base della loro identità di genere, cioè la soggettiva percezione di appartenere a un certo genere: uomo, donna, transgender, genderqueer, non binario, agender o altro, anche non conforme al sesso biologico. Questo regolamento oltre ad essere illegale rischia di instillare negli studenti il dubbio di essere nati nel corpo sbagliato. La scuola non può essere il terreno di propaganda delle istanze Lgbtqia+».

Brandi aggiunge: «Oltre 72.000 genitori preoccupati per i loro figli hanno firmato la nostra petizione in poche settimane. Per questo chiediamo che il Governo intervenga, ritiri il patrocinio del ministero del Lavoro all’iniziativa ed emani subito delle linee guida per riportare la legalità nelle scuole fermando la Carriera Alias, prima che sia troppo tardi».

Il chiarimento della viceministra: «Nessun supporto di questo governo»

«Ci tengo a precisare che non esiste alcun patrocinio o supporto diretto da parte dell’attuale governo e del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, così come insediato a seguito della vittoria del centrodestra del 25 settembre, all’iniziativa organizzata dalla "Adl a Zavidovici onlus" sul "superamento del binarismo" sessuale, e del "processo di transizione e ricadute sulla scuola, nome di elezione, carriere alias", che si svolgerà a Brescia il 7 marzo», afferma in una nota la viceministra del Lavoro e alle Politiche sociali e deputata di Fdi, Maria Teresa Bellucci.

Corso programmato con bando Pon della scorsa legislatura

«L’obiettivo prioritario del governo Meloni è la tutela del superiore interesse del minori e il contrasto di qualsiasi forma di strumentalizzazione compresa quella a servizio dell’ideologia gender. Un approccio che si pone in piena rottura rispetto a quanto fatto dagli esecutivi a trazione Pd-M5s. L’iniziativa sulla carriera alias, che ha luogo a Brescia, non rappresenta in alcun modo le idee di questo esecutivo - sottolinea ancora Bellucci -, piuttosto è l’eredità dell’aggiudicazione di un bando Pon avvenuto nella scorsa legislatura e che dà dimostrazione di come per le sinistre vengano prima gli interessi di certi adulti di imporre falsa legittimità educativa e scientifica a teorie gender che nulla hanno a che fare con i bisogni psicologici e di rispetto delle tappe evolutive dei minori».

Bellucci: «Contenuti lesivi per i minori»

La vice ministra ha poi concluso:  «Reputo i contenuti di tale iniziativa lesivi della salute e del benessere delle persone di minore età, le quali dovrebbero vedere le istituzioni impegnate sempre e comunque nel garantire la migliore educazione e il rispetto del loro equilibrio psico-fisico».

Suggerimenti